Questa azienda energetica ha finanziato per anni annunci di negazione della crisi climatica negli Stati Uniti

Nonostante gli avvertimenti di una possibile estinzione di massa causata dal clima, un'azienda energetica statunitense ha finanziato per anni annunci di disinformazione sulla crisi. Un autentico esempio di negazionismo climatico che potremo pagare (o già paghiamo) caro e amaro. È la Southern Company che ha speso fior di quattrini per negare l'impatto della combustione di combustibili fossili sulla crisi climatica

Circa 62 milioni di dollari spesi nel corso degli anni per negare l’impatto della combustione di combustibili fossili sull’ambiente.

Era il 1980 quando, all’interno di una delle più grandi società di servizi di carbone degli Stati Uniti, circolò un rapporto che avvertì che la combustione di combustibili fossili stava riscaldando rapidamente l’atmosfera, con la possibilità di causare una “massiccia estinzione di specie vegetali e animali” insieme a un “innalzamento del livello del mare da 5 a 6 metri” in tutto il mondo.

Era il 1980. Millenovecentottanta.

Diversi anni dopo, altri sono stati gli avvertimenti della comunità scientifica: “mentre continuiamo a sfruttare i vasti giacimenti di combustibili fossili, tutto ciò potrebbe causare cambiamenti climatici dirompenti”.

Quella società energetica, la Southern Company, non è riuscita ad adeguare il proprio modello di business a fonti di energia più pulite, ma piuttosto ha iniziato a pagare per annunci stampati in cui si affermava che il cambiamento climatico non era reale.

Chi ti ha detto che la terra si stava riscaldando, recitava un annuncio del 1991.

annunci negazionisti

©Informed Citizens for the Environment

E così è stato, anno dopo anno, arrivando addirittura a pagare oltre 62 milioni di dollari per disinformare, sostanzialmente, sui cambiamenti climatici. A dirlo chiaro e tondo è un rapporto pubblicato un organismo di vigilanza sui combustibili fossili, la Energy e Policy Institute.

Southern è ora diventato il terzo più grande inquinatore di gas serra negli Stati Uniti grazie alla sua flotta di centrali elettriche a carbone e gas, e fino a tempi relativamente recenti era fiera del suo negazionismo climatico.

Ci siamo sempre impegnati con le autorità di regolamentazione, le parti interessate e i legislatori nell’interesse dei nostri clienti e azionisti, hanno raccontato al The Guardian.

I ricercatori hanno scoperto che l’azienda elettrica ha pagato più di 20 milioni di dollari da sola all’Edison Electric Institute, un gruppo commerciale che nel 1991 ha contribuito a creare una delle prime campagne mediatiche in assoluto progettate per “attaccare direttamente i fautori del riscaldamento globale”.

La Southern Company ha anche lavorato direttamente con il Center for Energy and Economic Development, un gruppo industriale che ha ricevuto almeno 200mila dollari per diffondere messaggi a favore del carbone al pubblico.

Ma credete che la Southern Company sia la sola? Vi sbagliate di grosso, sure.

Attualmente, i principali produttori di petrolio e gas sono ora citati in giudizio in più di 20 giurisdizioni statunitensi per aver condotto campagne volte a ingannare il pubblico sul cambiamento climatico, dietro pagamenti multimilionari.

Frattanto, il CEO della Southern Company, Tom Fanning, ha cambiato rotta sui combustibili fossili e all’inizio di quest’anno ha affermato che “è molto chiaro che il nostro futuro è integrato con le energie rinnovabili”. La società prevede di chiudere oltre la metà della sua flotta di carbone entro il 2028, pur rimanendo fortemente dipendente dal gas naturale.

Ma l’enorme impronta di carbonio sua e degli altri negli ultimi decenni saremo solo e soltanto noi a pagarla. Ci viene ora da pensare: frenare prima una azione così aggressiva degli Stati Uniti avrebbe potuto potenzialmente rendere l’emergenza meno intensa di quanto non sia ora?

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Fonte: Energy e Policy Institute

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