La verita’ sulle bollette della luce: l’aumentocolpa delle fonti fossili

La dipendenza del nostro Paese dalle fonti fossili e dai Paesi esteri per l’acquisto di energia elettrica ha provocato negli ultimi dieci anni un aumento delle bollette di 177 euro a famiglia. A renderlo noto è Legambiente, che non manca di evidenziare come bollette più salate non siano da imputare alle rinnovabili, poiché relativamente al loro costo annuale per famiglia esse pesano solo per il 13%. Nel frattempo, Greenpeace continua nella propria missione di fare luce su Enel, recapitando presso le case degli italiani 100 mila bollette “sporche”.

La dipendenza del nostro Paese dalle fonti fossili e dai Paesi esteri per l’acquisto di energia elettrica ha provocato negli ultimi dieci anni un aumento delle bollette di 177 euro a famiglia. A renderlo noto è , che non manca di evidenziare come bollette più salate non siano da imputare alle rinnovabili, poiché relativamente al loro costo annuale per famiglia esse pesano solo per il 13%. Nel frattempo, Greenpeace continua nella propria missione di, recapitando presso le case degli italiani 100 mila bollette “sporche”.

Dal 2002 al 2012 la spesa delle famiglie per le bollette è cresciuta ben del 52,5%, passando da un totale di 384,43 euro ad una somma di 515,31 euro. I conti sono presto fatti, così come emerge da uno speciale dossier realizzato da Legambiente, in cui si evidenzia come l’Italia sia impegnata ad importare dall’estero il 97% del petrolio, del gas e del carbone impiegati per la produzione di energia, non avendo a disposizione sul proprio territorio di giacimenti significativi di combustibili.

I grafici riportati da Legambiente evidenziano chiaramente come l’aumento più significativo dei costi delle bollette elettriche degli italiani avvenga di conseguenza all’andamento della voce “Energia ed approvvigionamento”, che è legata alle importazioni di fonti fossili ed alla loro trasformazione in energia elettrica. Anche relativamente alle fonti pulite si è registrato un aumento, ma il loro peso in bolletta si attesta al momento al 13%, contro l’87% coperto dalle fonti energetiche non rinnovabili. L’aumento legato alle energie alternative dovrà essere tenuto in considerazione, ma con la dovuta accortezza, così come ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini:

“Va tenuto d’occhio anche questo aumento, ma è uno strabismo e una chiara ipocrisia lanciare allarmi sulle rinnovabili ignorando l’87% della bolletta e le ragioni degli aumenti di questi anni. Se si vuole veramente aiutare le famiglie e le imprese, occorre ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e dall’estero e premiare, invece, gli investimenti in efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili. Oltre a fare in modo che il mercato dell’elettricità funzioni veramente, verificando che la concorrenza nell’offerta ci sia veramente e premiando le tecnologie più efficienti”.

Legambiente spera che il Governo possa intervenire al fine di evitare il blocco dello sviluppo del solare, dell’eolico e delle altre fonti rinnovabili. Solo spostando progressivamente la produzione energetica verso di esse, in Italia si potrà ottenere una riduzione del ricorso ad importazioni e fonti fossili causa degli aumenti. Per ottenere bollette meno salate, comunica Legambiente, sarebbe inoltre opportuno riconsiderare alcuni degli oneri che compongono il costo della bolletta, legati ad esempio alla messa in sicurezza dei siti nucleari ed ai sussidi rivolti a inceneritori e raffinerie.

Le bollette sporche di Greenpeace

Bolletta

Greenpeace contribuisce ad aprire gli occhi dei cittadini sulla provenienza e sui costi dell’energia fornita dal principale gruppo energetico italiano. L’associazione mette in luce soprattutto i costi inflitti da parte di Enel sia sull’economia che sulla salute, generati da una produzione energetica che si basa ancora in larga parte sul carbone, al quale sono purtroppo impatti sanitari connessi alla mortalità prematura.

I dati pubblicati da Greenpeace sulle 100 mila bollette “sporche” sono estratti da uno studio commissionato dall’associazione all’istituto di ricerca indipendente SOMO. I dati, che si riferiscono all’anno 2009, stimano i costi indiretti della produzione termoelettrica a carbone di Enel in Italia, valutati in quasi 1,8 miliardi di euro e misurano gli impatti sanitari, espressi in termini di mortalità prematura, stimati in 366 casi di morte attesi nel 2009.

“Enel non è solo una bolletta che arriva nelle case di molti di noi ogni due mesi. È una vera e propria tassa. Se dividiamo i danni economici causati dalla produzione a carbone di Enel per il numero delle famiglie italiane, scopriamo che la scelta sciagurata di quella fonte energetica costa circa 75 euro l’anno a nucleo familiare. Molto più di quanto costino gli incentivi alle rinnovabili, che non uccidono il clima, non fanno ammalare le persone e soprattutto sostengono occupazione, crescita e ambiente“, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

La presente situazione potrebbe migliorare tramite un impegno da parte di Enel volto a dimezzare la produzione elettrica proveniente da carbone da qui al 2020 e ad azzerarla completamente entro il 2030, investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili, al fine di compensare la produzione energetica. Si tratterebbe dunque per Enel di potenziare in maniera significativa la propria produzione di energia elettrica da fonti alternative, settore all’interno del quale l’azienda è già leader mondiale, fino a soppiantare completamente il ricorso a fonti fossili come carbone e petrolio, la cui presenza, del resto, non è destinata a perdurare in eterno.

Marta Albè

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