Siccità e razionamento d’acqua non possono non colpire anche la produzione e l’utilizzo dell’energia elettrica. Ergo, la grave crisi idrica che stiamo vivendo si ripercuoterà eccome anche sulle nostre bollette. Con buona pace di una scelta verso le rinnovabili che avremmo potuto fare nella notte dei tempi
Tutto ciò non ci sarebbe costato caro e amaro se l’Italia, Paese di sole e di vento, avesse mirato alle rinnovabili da sempre. Perché oggi la mancanza di pioggia generata dalla crisi climatica generata da quell’abuso dei combustibili fossili provoca siccità che ha effetti drammatici sulla biodiversità e sull’agricoltura e non solo.
Da leggere tutto d’un fiato, quasi, per dare la giusta drammaticità a questo immenso girotondo in cui la mancanza di acqua rende assai complicato anche mettere in moto la complessa macchina delle centrali termoelettriche.
Ed è successo. È successo infatti che la secca del Po (il grande assetato è proprio il Po che soffre della peggiore siccità degli ultimi 70 anni) abbia imposto uno stop alle centrali termoelettriche, quelle alle quali servono appunto tonnellate d’acqua per raffreddare i condensatori del vapore.
Non tutti forse sanno che, quando si produce energia elettrica partendo dal calore, c’è bisogno di moltissima acqua che alimenta il circuito di condensazione e il raffreddamento, molti metri cubi al secondo.
Gli effetti del razionamento sull’energia
ìSono già diverse le centrali termoelettriche e idroelettriche hanno dovuto cessare le loro attività a causa proprio della mancanza di acqua.
È il caso ad esempio delle centrali di Moncalieri (Torino, Iren), Sermide (Mantova, A2A) e du alcuni dei gruppi di Ostiglia (Mantova, Ep) che negli ultimi giorni hanno dovuto chiudere i battenti proprio per i livelli troppo bassi del Po. Secondo la relazione tecnica curata dal Joint Research Centre europeo l’energia immagazzinata da impianti idroelettrici a inizio marzo 2022 era di 774 GWh, quasi il 27,5% in meno rispetto all’anno scorso.
Probabilmente non se la passeranno meglio Piacenza (A2A), La Casella (Piacenza, Enel), Chivasso (Torino, A2A), Turbigo (Milano, Iren), Tavazzano (lodi, Ep) per circa 4.800 megawatt.
Siccità, quindi, dà non solo problemi diretti ma anche benzina (è proprio il caso) a una già forte crisi energetica come questa, che ritroveremo senza ombra di dubbio in bolletta.
Toc toc, Cingolani, batti un colpo.
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