Un team di ricercatori dell'Università della Florida Centrale ha sviluppato un innovativo dispositivo per catturare e trasformare la CO2 in prodotti utili: ispirato alla natura, il sistema utilizza una speciale superficie per ottimizzare il processo di conversione
Un dispositivo che cattura l’anidride carbonica e la converte in carburante potrebbe sembrare l’ennesima trovata avveniristica. Tuttavia, questa volta c’è una novità degna di nota: la tecnologia prende ispirazione da un fiore, il loto.
Questo progetto non solo riduce le emissioni di CO2, ma le trasforma in risorse utili. Al centro del sistema vi è una superficie speciale che rende il processo più efficiente e sostenibile. Proprio quando ci si aspetta l’ennesimo esperimento teorico, emerge una soluzione concreta, pronta per l’uso.
Come funziona
Il ricercatore Yang Yang, dell’Università della Florida Centrale (UCF), ha creato una tecnologia innovativa che cattura la CO2 e la converte in carburanti e prodotti chimici. Il cuore del sistema è un elettrodo a bolle, che utilizza una microsuperficie fatta di una pellicola di ossido di stagno e uno strato di fluoro.
Questo elettrodo non si limita a raccogliere la CO2: la trasforma in monossido di carbonio e acido formico, due componenti fondamentali nel mondo della produzione chimica. La visione di Yang è ambiziosa ma chiara: ridurre drasticamente l’impatto delle emissioni di CO2 e, allo stesso tempo, fornire una fonte di energia alternativa che potrebbe cambiare le carte in tavola.
Il vero colpo di genio? Tutto nasce dalla natura. Proprio come il fiore di loto respinge l’acqua grazie alla sua superficie idrofobica, Yang ha pensato di sfruttare lo stesso principio per separare l’acqua dalla CO2 durante il processo di conversione.
È qui che la magia della scienza si fonde con la perfezione della natura: questa scelta evita l’accumulo di acqua, che normalmente rallenterebbe la reazione chimica, e permette al sistema di lavorare a pieno regime. Così, l’efficienza non solo aumenta, ma diventa anche sostenibile a lungo termine, dimostrando che la soluzione non sta solo nell’ingegneria complessa, ma anche nell’osservare ciò che ci circonda.
E non è più un semplice esperimento da laboratorio. Questa tecnologia ha già catturato l’attenzione delle maggiori istituzioni scientifiche. Con il supporto della National Science Foundation e dell’American Chemical Society, il lavoro di Yang ha il potenziale per diventare una svolta decisiva nella riduzione delle emissioni di carbonio. Questo sistema non solo abbatterebbe i costi della cattura del carbonio, ma lo farebbe in modo sostenibile, soprattutto se abbinato all’energia rinnovabile, come quella solare o eolica.
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Fonte: University of Central Florida
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