Il mondo deve chiudere le centrali a carbone quasi 5 volte più velocemente per evitare il caos climatico

La quantità di centrali a carbone operative e in progetto si sarebbe ridotta nel 2022 sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Tranne che in Cina

Perché ci si metta sulla buona strada e si elimini il carbone entro il 2040 come richiesto dagli obiettivi degli Accordi di Parigi, il ritmo della chiusura delle centrali a carbone dovrebbe essere almeno quattro volte e mezzo più veloce.

È quanto emerge dal nuovo rapporto del think tank climatico Global Energy Monitor, secondo cui – tra l’altro – la Cina ha rappresenta oltre la metà della nuova capacità di generazione di carbone globale che è entrata in funzione lo scorso anno.

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Il mondo non è attualmente sulla buona strada per raggiungere questi obiettivi di decarbonizzazzione – avverte Flora Champenois, l’autrice principale del rapporto e project manager per il localizzatore globale di centrali a carbone di Global Energy Monitor. A questo ritmo, la transizione dal carbone esistente a quello nuovo non sta avvenendo abbastanza velocemente da evitare il caos climatico.

Il rapporto

La quantità di centrali elettriche a carbone operative e pianificate è diminuita sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, esclusa la Cina, nel 2022, poiché gli impianti esistenti sono stati ritirati e i progetti pianificati annullati.

La Cina, infatti, rappresenta più di due terzi della nuova potenza a carbone prevista a livello mondiale, con 366 gigawatt (GW) di capacità aggiuntiva pianificata o in costruzione.

Nel 2022, la capacità installata di centrali a carbone nel mondo è cresciuta dell’1%.

Ben 14 stati hanno inaugurato nuovi impianti, mentre sono 8 i Paesi che hanno annunciato nuovi progetti in futuro (tra cui proprio la Cina, ma anche India, Indonesia, Turchia e Zimbabwe).

Nonostante gli shock dei prezzi energetici e la crisi del gas, l’anno scorso sono stati chiusi impianti per 26 GW, mentre per altri 25 GW è stata annunciata la deadline del 2030, si legge nel rapporto. Chiusure che hanno dominato anche il solo gruppo dei Paesi in via di sviluppo, con 23 GW in meno. Ma la capacità aggiuntiva pianificata dalla sola Cina è arrivata a 126 GW, annullando tutti i progressi nel resto del mondo.

carbone

©Global Energy Monitor

carbone cina

©Global Energy Monitor

Um trend, questo, che va avanti dal 2021, da quando Pechino ha sorpassato il resto del mondo per capacità di carbone in pipeline. Sommando tutte le centrali in costruzione e in pre-costruzione, nel 2022 Pechino arriva a 366 GW (il 68% del totale) e il resto del mondo si ferma a 172 GW (32%). Solo nell’ultimo anno, la quota cinese è salita del 32% mentre quella del resto del mondo è scesa del 22%.

Dobbiamo correre 4,5 volte più velocemente

Il rapporto conclude affermando che i “retirements”, i ritiri, di centrali a carbone sono troppo lenti per rispettare gli obiettivi climatici. Per rispettare la soglia di 1,5°C e ultimare il phase out entro il 2040, sarebbe necessario spegnere 117 GW di carbone l’anno: 4,5 volte più di quanto facciamo attualmente.

QUI trovi il rapporto del Global Energy Monitor completo.

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Fonte: Global Energy Monitor

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