I nuovi impianti di estrazione del gas avranno conseguenze catastrofiche sulla crisi climatica: l’allarme degli scienziati

Se tutti i nuovi impianti di estrazione di gas naturale annunciati dai Governi del mondo venissero realizzati, sarebbe impossibile contenere l'aumento delle temperature globali entro +1,5°C come previsto dagli Accordi di Parigi sul Clima

I piani dei vari governi del mondo non bastano a contenere l’aumento delle temperature a livello globale: secondo il Climate Action Tracker, il mondo è sulla buona strada per superare i +2,4°C rispetto ai livelli pre-industriali – e la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi con la corsa alla costruzione di nuovi impianti di estrazione del gas per rispondere alla crisi energetica generata dal conflitto in Ucraina.

Se tutti i progetti di estrazione di gas naturale annunciati come risposta alla crisi energetica trovassero effettivamente una realizzazione, le emissioni di gas serra da essi derivanti coprirebbero da sole il 10% della quantità totale di anidride carbonica che può essere emessa in sicurezza entro il 2050 per rispettare gli impegni sottoscritti in occasione degli Accordi di Parigi sul Clima del 2015.

termometro

Questo “termometro” mostra varie ipotesi relative all’aumento delle temperature stimato per il 2100 (@Climate Action Tracker)

Gli autori del report stimano che vi sarà un eccesso di offerta di gas naturale liquefatto (circa 500 mega-tonnellate entro la fine del decennio) – circa cinque volte la quantità di gas necessaria a sopperire alla mancanza di quello russo in Unione Europea, la cui fornitura è stata interrotta dal conflitto bellico, e circa il doppio delle esportazioni totali di gas dalla Russia.

Il panico che si è scatenato dopo lo stop della Russia alle forniture di gas naturale e il timore di rimanere senza carburante per l’inverno a venire hanno portato i governi europei a cercare in maniera spasmodica nuove fonti e nuovi fornitori di gas.

Climate Action Tracker ha dimostrato come la produzione di gas e la capacità di importazione di questo combustibile siano state ampliate in tutto il mondo – in Africa, Nord America, Asia e Australia, nonché in Europa.

Anche il Governo italiano ha annunciato recentemente la riapertura di impianti di estrazione di gas nel Mar Mediterraneo, nonché nuove concessioni per la costruzione di nuovi impianti, dopo essersi già rivolto a nuovi fornitori di carburante diversi dalla Russia.

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Africa ed energie rinnovabili

Nell’ambito della COP27, i riflettori sono stati puntati sulle forniture di gas africane come alternativa al gas russo: l’impennata dei prezzi del gas a livello internazionale ha incoraggiato i paesi africani con riserve di gas a cercare investitori che li aiutino a sfruttarli.

Ambientalisti e comunità scientifica propongono invece di investire nelle energie rinnovabili: lo sfruttamento delle fonti fossili (petrolio e gas naturale) in un continente povero come l’Africa sarebbe una “benedizione” economica per le multinazionali dell’energia, ma finirebbe per danneggiare ancora di più le popolazioni locali, che subirebbero gli effetti peggiori della crisi climatica e del depauperamento dei loro territori.

Spingere per lo sviluppo del gas in Africa significa letteralmente dire ai cittadini globali e alle vittime dell’emergenza climatica che le loro vite non contano. E le vite africane contano davvero – ha dichiarato Ina-Maria Shikongo, attivista di Fridays for Future, di Windhoek, in Namibia.

Purtroppo però, gli investimenti in campo di energie rinnovabili nel continente africano sono ancora molto limitati. Si pensi che, lo scorso anno, solo 2,6 miliardi di dollari sono stati investiti in progetti di energia eolica, solare, geotermica o di altro tipo in Africa (0,6% degli investimenti a livello globale in questo settore): si tratta del dato il più basso degli ultimi 11 anni.

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Fonte: Climate Action TrackerThe Guardian

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