Il Governo Meloni dice sì a nuove trivelle nel Mar Adriatico per l’estrazione di gas naturale

Il Consiglio dei Ministri che si è svolto ieri sera ha approvato nuove concessioni per aumentare l’estrazione di gas nelle acque del Mar Adriatico

Per rendere il nostro Paese più indipendente sul fronte dell’energia e mettere a disposizione delle imprese sul territorio gas a prezzi calmierati, il Governo ha pensato a nuove concessioni per aumentare l’estrazione di gas nel Mar Adriatico – anche a partire dalle 9 miglia dalla costa. Per la premier Giorgia Meloni:

Esiste la possibilità di liberare alcune estrazioni di gas naturale italiano, favorendo e ampliando concessioni in essere o immaginando nuove concessioni. […] Chiederemo ai concessionari che dovessero aderire di mettere a disposizione, in cambio, da gennaio gas tra 1 miliardo e 2 miliardi di metri cubi da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati.

La nuova disposizione sarà inserita come emendamento all’interno del Decreto Aiuti Ter, che sarà esaminato in Parlamento la settimana prossima e per il quale Meloni auspica un rapido iter di approvazione. L’obiettivo è quello di aumentare l’estrazione di gas dai giacimenti già esistenti sia per contenere gli aumenti dei prezzi dell’energia che per sostenere le imprese più energivore che operano nel nostro Paese.

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La misura

Oltre ad attivare impianti già esistenti, il decreto prevede anche “il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia, in deroga al decreto legislativo del 2006 che invece precludeva nuove attività in materia di idrocarburi nelle aree marine protette e nelle 12 miglia da dette aree e dalla costa”.

Deroghe saranno previste solo per siti “con elevato potenziale minerario (riserva certa superiore a 500 milioni metri cubi) e a condizione che i titolari delle nuove concessioni aderiscano a sostegno dei clienti finali industriali a forte consumo di gas”.

Ma dove sarà possibile estrarre maggiori quantità di gas? La norma presentata ieri riguarda i pozzi già esistenti nel tratto di mare “compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia”.

Questo vuol dire due cose, entrambe molto dannose per il nostro ecosistema marino. Da una parte, che in tempi molto rapidi molti dei giacimenti che negli anni scorsi erano stati chiusi. Dall’altra parte, che le esplorazioni per la ricerca del gas naturale si avvicineranno molto di più alle coste: infatti, se prima il limite spaziale era fissato a 12 miglia dalla costa, ora è sceso a 9.

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Fonte: Consiglio dei Ministri

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