Grazie all'eolico importiamo meno carbone, petrolio e gas. Ma i progetti offshore sono tutti bloccati
L’eolico fa bene all’Italia, ecologicamente ed economicamente, secondo Legambiente. E in occasione del Wind Day (promossa dall’Ewea, l’associazione europea dell’energia eolica, e dal Gwec, il Global Wind Energy Council), il 15 giugno, l’energia dal vento andrebbe festeggiata anche nel nostro paese.
Secondo l’associazione ambientalista, infatti, grazie all’energia elettrica prodotta dal vento abbiamo importato e bruciato meno petrolio, carbone e gas. Risparmiando soldi e riducendo le emissioni di CO2 e particolato inquinante.
Un giusto target, quindi, sarebbe quello di coprire con l’eolico almeno il 10% del fabbisogno elettrico italiano. Un obbiettivo, per inciso, del tutto raggiungibile anche se oggi siamo fermi al 5,9%: 8.383 i MW installati in Italia che nel 2012 prodotto 13,2 TWh di elettricità, pari ai consumi di 5,2 famiglie.
E quest’anno andrà ancora meglio, visto che da inizio 2013 l’eolico ha già prodotto 7,8 TWh, il 31,1% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “Nell’area del centro sud – spiega Legambiente – vi sono momenti nella giornata, secondo i dati di Terna, in cui il contributo del solo eolico supera il 50% dei fabbisogni“.
Ma l’associazione lancia l’allarme sul futuro di questa tecnologia, specialmente dell’eolico offshore: oggi ci sono 11 progetti per l’installazione di pale eoliche in mare ma tutti e 11 sono attualmente bloccati dal caos normativo. Non è chiaro, ad esempio, a chi spetti decidere sulle autorizzazioni tra lo Stato e le singole Regioni.
“Un’incertezza – aggiungono gli ambientalisti – che sta generando conflitti tra Governo e Regioni, proteste dei Comuni, allarmi per rischi che potrebbero essere scongiurati semplicemente fissando regole simili a quelle già adottate da altri Paesi, ossia che escludono le aree incompatibili e fissano criteri per la selezione delle proposte. Infatti in mare non sono vigenti neanche le linee guida introdotte nel 2010 per gli impianti a terra“.
Per non parlare delle ultime normative introdotte dal ministro Corrado Passera, notoriamente non amante delle rinnovabili: quote annue per l’eolico (i famosi registri e le aste, che hanno fatto pure flop) e ulteriori barriere burocratiche. Infine, da non dimenticare le tasse occulte sulle rinnovabili.
Legambiente, senza peli sulla lingua, afferma che a minacciare lo sviluppo dell’eolico siano le lobby dell’energia fossile: “Un Paese come l’Italia ha tutto da guadagnare nel puntare sull’eolico – dichiara Edoardo Zanchini, vice presidente dell’associazione – Grazie a questa fonte rinnovabile possiamo ridurre le importazioni di carbone e petrolio che sono, oltretutto, la ragione principale degli aumenti in bolletta avvenuti negli ultimi 10 anni in Italia“.
Legambiente: grazie all’eolico importiamo meno gas, carbone e petrolio
Peppe Croce