La fusione nucleare è più vicina. Eni ha firmato un accordo col Massachusetts Institute of Technology per la realizzazione del primo impianto che produrrà energia pulita grazie alla fusione. Nulla a che vedere col nucleare, come lo conosciamo, ossia la fissione
La fusione nucleare è più vicina. Eni ha firmato un accordo col Massachusetts Institute of Technology per la realizzazione del primo impianto che produrrà energia pulita grazie alla fusione. Nulla a che vedere col nucleare, come lo conosciamo, ossia la fissione.
La fusione infatti avviene quando i nuclei di due o più atomi vengono avvicinati a tal punto da superare la repulsione elettromagnetica. Si tratta delle stesso meccanismo che alimenta le stelle, in cui vengono prodotti tutti gli ingredienti dell’universo, dall’elio fino all’uranio.
La fusione coinvolge elementi leggeri, come l’idrogeno, che si frantumano insieme per formare elementi più pesanti, come l’elio, rilasciando enormi quantità di energia nel processo. Occorrono però centinaia di milioni di gradi Celsius. Per aggirare il problema, i ricercatori hanno pensato di usare i campi magnetici per tenere in posizione il plasma caldo – una specie di zuppa gassosa di particelle subatomiche – evitando che entri in contatto con qualsiasi parte della camera in cui si trova.
Il nuovo sforzo mira a costruire un dispositivo compatto in grado di generare 100 milioni di watt, o 100 megawatt (MW), di energia dalla fusione. Se ampiamente diffuse, le centrali elettriche così concepite potrebbero soddisfare una parte sostanziale del crescente fabbisogno energetico mondiale, riducendo drasticamente le emissioni di gas serra alla base dei cambiamenti climatici. Potenzialmente si avrebbe una fonte di energia inesauribile e pulita.
Cosa ruolo avrà Eni?
La società ha firmato un accordo con la Commonwealth Fusion Systems LLC e col Massachusetts Institute of Technology per lo sviluppo industriale delle tecnologie per la produzione di energia da fusione. La Commonwealth Fusion Systems, nata come spin-out del Massachusetts Institute of Technolog, punta a realizzare nuovi esperimenti di fusione e a costruire centrali elettriche basate sui progressi dei superconduttori ad alta temperatura. Eni acquisirà una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo impianto destinato a produrre energia.
Tre saranno le tre fasi in cui si articolerà la collaborazione. Prima di tutto si partirà dallo sviluppo di magneti a superconduttori ad alta temperatura, successivamente Eni parteciperà alla realizzazione di un reattore sperimentale chiamato Sparc. Infine, nella terza e ultima fase si procederà alla costruzione e alla messa in esercizio del primo impianto industriale in grado di produrre in maniera continuativa energia pulita tramite la fusione nucleare.
Inoltre, Eni ha sottoscritto un accordo col MIT per svolgere anche programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione.
Il progetto dovrebbe integrare la ricerca già avviata da una grande collaborazione internazionale chiamata ITER, attualmente in costruzione nel sud della Francia. In caso di successo, ITER dovrebbe iniziare a produrre energia di fusione intorno al 2035.
L’Amministratore Delegato Claudio Descalzi ha commentato: “Oggi è un giorno davvero importante per noi poiché, grazie a questo accordo, Eni compie un notevole passo avanti verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative con un sempre minor impatto ambientale. La fusione è la vera fonte energetica del futuro, poiché completamente sostenibile, non rilascia né emissioni né scarti, ed è potenzialmente inesauribile. Un traguardo che noi di Eni siamo sempre più determinati a raggiungere in tempi brevi”.
La società, per sua stessa ammissione, guarda alla decarbonizzazione per rispondere al crescente fabbisogno energetico.
“Questo è un momento storico importante: i progressi dei magneti superconduttori hanno messo potenzialmente a portata di mano l’energia di fusione, offrendo la prospettiva di un futuro energetico sicuro e senza emissioni di carbonio”, afferma il presidente del MIT L. Rafael Reif.
Imparare a imitare le stelle è sempre stato uno dei desideri dell’uomo. Adesso questa prospettiva appre ancora più vicina.
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Francesca Mancuso