L'Ue investe nella fusione nucleare e sblocca 1,3 miliardi di euro a favore del progetto internazionale Iter, International Thermonuclear Experimental Reactor
Favorire la ricerca sulla fusione nucleare. L’Ue ha dato il via libera lo scorso 13 dicembre al finanziamento di 1,3 miliardi di euro per l’avvio di Iter, (International Thermonuclear Experimental Reactor) nel biennio 2011-2013.
Quest’ultimo è un progetto che coinvolge vari paesi tra cui l’Ue, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India, ilGiappone e la Corea del Sud e che avrà lo scopo di indagare a fondo i processi nucleari di fusione, attraverso un reattore sperimentale.
Il 1° dicembre scorso era già stato raggiunto un’accordo con il Consiglio e la Commissione europea, ma la risoluzione è stata approvata due giorni fa a Strasburgo, con una maggioranza di 581 voti, 102 voti contrari e 16 astensioni.
Ma cos’è comprende di preciso il progetto ITER? Alla base vi è l’obiettivo di valutare le possibili soluzioni tecnologiche necessarie per una futura centrale elettrica a fusione. La piattaforma in costruzione di Iter si trova a Cadarach, in Francia, dove opererà a partire dal 2018 attraverso il dispositivo tokamak ITER. Alto 24 metri e largo 30 metri, quest’ultimo sarà più piccolo di una centrale elettrica convenzionale e sarà in grado di produrre energia termica con una potenza massima di 500 MW, in un plasma di fusione toroidale con un volume di 800 m3 contenuto mediante forti campi magnetici.
Tale reattore ITER, a regime, sarà inoltre in grado di produrre energia in quantità da cinque a dieci volte superiore alla quella necessaria per mantenere il plasma a temperatura di fusione (150 milioni di gradi Celsius). Tali valori confermerebbero la fattibilità dell’energia di fusione e della combustione continua.
Partendo da tali presupposti, grazie al Progetto ITER, gli esperti dei paesi che hanno aderito all’iniziativa collaboreranno al fine di trovare nuove soluzioni tecnologiche da applicare in futuro alle centrali a fusione nucleare.
Nella fase di start up del progetto, l’Ue corrisponderà circa il 45,5% dei costi di costruzione, mentre gli altri paesi tra cui Cina, India, Giappone, Corea, Russia e Usa contribuiranno ciascuno col 9,1% . Il costo finale del progetto sarà di circa 13 miliardi di euro.
Ma perché l’Ue ha deciso di investire nella fusione nucleare? I vantaggi, a ben vedere, sono numerosi. L’energia prodotta attraverso la fusione è pulita, a differenza di quanto avviene con la fissione nucleare. La fusione infatti non ha i rischi della fissione, dove un nucleo è bombardato con fasci di neutroni o altre particelle al fine di scindersi e liberare l’energia nucleare, poi riconvertita in energia elettrica. Con la fusione, non vi sarebbero i rischi di esplosioni e reazioni incontrollate. Inoltre, il 90% delle scorie legate alle reazioni di fusione nucleare hanno una bassa radioattività che si esaurisce in cento anni, risolvendo così l’annosa questione dello stoccaggio delle scorie. Inoltre, il gas di scarico prodotto da tali reazioni è l’elio, che non è radioattivo. Ancora, non si producono gas serra e non si generano le esplosioni e i disastri che conosciamo, e che ricordiamo sotto i nomi di Hiroshima e Nagasaki, Chernobyl e Fukushima.
Tuttavia, ancora oggi, i costi legati alla realizzazione della fusione nucleare sono molto elevati visto che l’energia necessaria alla reazione ancora è maggiore rispetto a quella che viene prodotta. Per questo, grazie alla cooperazione internazionale messa in atto col progetto Iter si cercherà di realizzare nuove soluzioni affinché in un futuro non troppo lontano, entro il 2050 circa, riusciremo a produrre energia pulita grazie al nucleare.
Francesca Mancuso