Fusione fredda: quella degli studenti romani è “open source”

Le informazioni sul reattore Athanor realizzato dagli studenti di una scuola romana saranno aperte a tutti

Fusione fredda, sperimentare su quella che da sempre è considerata una chimera è ormai alla portata di tutti. Andrea Rossi non sarà dunque l’unico, insieme ai greci della Defkalion, ad occuparsi con successo (ancora da accertare) delle LENR.

Di recente, gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Leopoldo Pirelli” di Roma hanno realizzato un reattore sperimentale, depositanado anche la domanda di brevetto. Si tratta pur sempre di una sperimentazione didattica, realizzata all’interno del progetto interdisciplinare “Il sole in laboratorio” ma con risultati non da trascurare. E a raccontare l’esperienza sul blog di Daniele Passerini è stato uno dei promotori dell’iniziativa, l’ingegner Ugo Abundo, coordinatore dei docenti coinvolti nel progetto, che ha illustrato anche il funzionamento del reattore Athanor.

All’interno di esso si verificherebbero processi elettrochimici e reazioni nucleari a bassa energia (LENR).

Durante il convegno di presentazione, che ha avuto luogo la scorsa settimana, “pur comunicando di avere ottenuto (secondo la nostra interpretazione delle misure) rese dell’ordine del 400% e superiori, non abbiamo dato una dimostrazione in diretta di tali misurazioni, abbiamo solo acceso il reattore per comunicare visivamente di cosa si trattasse, ma con una fondamentale novità” racconta Abundo. Ossia l’aver “brevettato il catodo a polveri da parte della Scuola, cosicché da ora in poi nessuno interessato esclusivamente al lucro personale potrà più brevettarlo“.

Una fusione fredda sempre più open source, dunque, ben lungi dalla segretissima idea di Rossi che nasconde nella scatola dell’E-Cat qualcosa che potrebbe rivoluzionare le sorti dell’energia, ma di cui ancora oggi si sa davvero poco.

L’Istituzione Pubblica, d’altro canto, potrà fornire l’apparecchio per permettere sperimentazioni, o solo la licenza d’uso all’irrisorio costo del materiale illustrativo per la costruzione autonoma e il migliore protocollo di utilizzo”. Chiunque potrà sperimentare. Abundo ha sottolineato poi l’importanza del brevetto, a suo dire, funzionale ad una aperta circolazione “sia dei piani costruttivi che delle prove e delle interpretazioni“, in un’ottica che mira alla condivisione delle informazioni.

E la novità, rispetto al silenzio di Rossi e dei greci, sembra essere davvero questa.

Francesca Mancuso

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram