Un team di ricerca dell'Università di Castilla-La Mancha, in collaborazione con l'Istituto LNM di Jaipur, ha sviluppato pannelli fotovoltaici organici flessibili e semitrasparenti, raggiungendo un'efficienza del 16,35%. Questi dispositivi, più leggeri e sostenibili rispetto al silicio, possono essere prodotti su larga scala tramite processi di stampa.
Pannelli fotovoltaici realizzati con materiali composti da piccole molecole organiche che conferiscono ai dispositivi flessibilità, semitrasparenza e sostenibilità.
Ormai siamo certi che, in futuro, avremo pannelli solari applicati a numerosi oggetti di uso comune. Sono attualmente numerosi gli studi e le risposte della scienza e della tecnologia che spingono in questa direzione: avremo il fotovoltaico sul tettino dell’auto elettrica oppure sulle cuffie per ascoltare musica senza limiti. Tuttavia, è ancora necessario lavorare sui materiali per sviluppare alternative più sostenibili rispetto al silicio attualmente in uso. La proposta che arriva dalla Spagna presenta ottime potenzialità.
Questa tecnologia è il risultato di uno studio condotto dal gruppo di ricerca sui Materiali Molecolari Organici dell’Università di Castilla-La Mancha (UCLM), in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Istituto LNM di Jaipur (India). I dispositivi fotovoltaici realizzati con queste caratteristiche promettono una maggiore competitività rispetto a quelli tradizionali al silicio, sebbene l’efficienza di questi ultimi rimanga superiore. Tuttavia, i risultati ottenuti sono incoraggianti, con i primi test che hanno registrato un’efficienza del 16,35%.
Uno studio pubblicato sulla rivista Solar RRL riporta che, a differenza delle tradizionali celle solari in silicio, “quelle organiche sono più leggere, meno costose da produrre e più facili da integrare in applicazioni come dispositivi portatili o superfici curve”. Inoltre, la loro fabbricazione tramite processi di stampa consente una produzione su larga scala, “aprendo nuove possibilità per il loro utilizzo nell’industria delle energie rinnovabili e in applicazioni specifiche come la segnaletica stradale o i dispositivi elettronici portatili”.
Attualmente, sono tre le molecole oggetto di studio progettate presso il Campus di Toledo, utilizzate per testare l’efficienza di questi dispositivi. I risultati hanno mostrato che l’incorporazione di atomi di cloro nella struttura di una di queste molecole ha aumentato significativamente l’efficienza, raggiungendo il 16,35%. “Questa cifra rappresenta uno dei valori più alti mai registrati per dispositivi basati su molecole organiche”, sottolineano gli autori della pubblicazione.
L’applicazione di queste celle solari organiche va oltre l’ambito accademico, poiché rappresentano un’alternativa ecologica alle tecnologie basate sul silicio. Il loro minore impatto ambientale, combinato con la resistenza alla radiazione solare e all’invecchiamento, le rende una scelta ideale per sensori a bassa potenza utilizzati nella misurazione e nel controllo di processi industriali, ambientali e medici, nonché per alimentare l’illuminazione di lampioni solari e pannelli pubblicitari.
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Fonte: UCLM
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