Di integrazione tra pannelli solari e coperture si parla ormai da qualche anno, soprattutto in quei paesi – come l'Italia – dove i centri storici delle città hanno un altissimo valore artistico e il fotovoltaico integrato usufruisce di maggiori tariffe incentivanti. L'argomento è oggetto di dibattito tra designer, architetti e cittadini, divisi tra chi non vede alcun problema a coprire un tetto o simili di moduli blu e chi invece le studia tutte pur di nascondere questi ultimi agli occhi dei passanti. Nel nostro paese esiste addirittura un concorso, promosso dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), dal Ministero per i beni e le attività culturali e dal Museo Maxxi di Roma, che ogni anno premia i progetti migliori in questo senso
Di integrazione tra pannelli solari e coperture si parla ormai da qualche anno, soprattutto in quei paesi – come l’Italia – dove i centri storici delle città hanno un altissimo valore artistico e il fotovoltaico integrato usufruisce di maggiori tariffe incentivanti. L’argomento è oggetto di dibattito tra designer, architetti e cittadini, divisi tra chi non vede alcun problema a coprire un tetto o simili di moduli blu e chi invece le studia tutte pur di nascondere questi ultimi agli occhi dei passanti. Nel nostro paese esiste addirittura un concorso, promosso dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), dal Ministero per i beni e le attività culturali e dal Museo Maxxi di Roma, che ogni anno premia i progetti migliori in questo senso.
Un ottimo candidato per l’edizione 2011 potrebbero essere dei curiosi pannelli firmati dalle aziende SCHOTT Solar e BASF, presentati in anteprima all’Intersolar trade fair, la più grande fiera dell’industria del fotovoltaico. A guardare le immagini sembrano degli sportelli di un armadio senza però l’armadio dietro. In realtà, ogni modulo è composto da due parti: quella superiore e quella inferiore, incastrate una con l’altra grazie a semplici cardini. Il vantaggio è innanzitutto nell’installazione. I punti di contatto con la copertura, infatti, sono solo quattro, il che accorcia di molto i tempi di montaggio. Inoltre, la struttura a cornice del supporto inferiore lascia spazio a elementi come le tegole, così da evitare rimozioni forzate o interventi di livellamento.
Ma la vera novità, se è vero ciò che promettono i produttori, è la possibilità di montare i moduli e creare con essi una copertura. In questo modo si avrebbe a portata di mano la soluzione per – ad esempio – interventi di restauro a vecchie stalle, depositi attrezzi o ruderi, edifici in cui di solito del tetto non rimane nulla. Un’ultima nota positiva, infine, è nell’areazione di ciascun modulo (1,7 m2 x 8 kg), garantita dall’apertura inferiore. Rimane da vedere se il sistema sarà giudicato una vera e propria integrazione, o solo un metodo per risparmiare tempo e mantenere integro l’edificio. Di certo la strada da percorrere in futuro sarà questa… e infatti c’è chi si è già attrezzato. Che ne pensate di queste tegole fotovoltaiche?
Roberto Zambon