Fotovoltaico: in arrivo le celle da 2000 soli di Ibm

Fotovoltaico che immagazzina l’energia di 2 mila soli: questo il progetto di Ibm, che, nella giornata della Terra, ha annunciato l’innovativo concept, basato sul supercomputer Aquasar, strutturato dal colosso informatico americano e portato avanti in collaborazione con Airlight Energy e alcune università svizzere. Se realizzato, l’impianto consentirebbe di superare i principali problemi del settore


Fotovoltaico che immagazzina l’energia di 2 mila soli: questo il progetto di Ibm, che, nella giornata della Terra di ieri ha annunciato l’innovativo concept, basato sul supercomputer Aquasar, strutturato dal colosso informatico americano e portato avanti in collaborazione con Airlight Energy e alcune università svizzere. Se realizzato, l’impianto consentirebbe di superare i principali problemi del settore.

“Oggi, nella Giornata della Terra, gli scienziati hanno annunciato una collaborazione per lo sviluppo di un impianto fotovoltaico a prezzi accessibili in grado di concentrare la radiazione solare di 2 mila volte e di convertire l’80 per cento della radiazione entrante in energia utilesi legge nel comunicato ufficiale Il sistema può fornire anche acqua potabile e aria fresca, e quindi essere costruito dove queste spesso scarseggiano”.

Il prototipo di Ibm, denominato Hcpvt (High Concentration PhotoVoltaic Thermal), è di fatto un fotovoltaico a concentrazione con altissima resa: il sistema utilizza in particolare una grande parabola, costituita da una moltitudine di specchi collegati ad un’apparecchiatura che “segue” il sole, scegliendo l’angolazione migliore per raccogliere l’energia emessa. Ogni chip di ricezione può convertire tra i 200 e i 250 Watt, in media, nel corso di una giornata tipica di otto ore di sole, fornendo complessivamente 25 kW di potenza elettrica.

La grande novità risiede però nel sistema refrigerante, che consente di superare i problemi di surriscaldamento del fotovoltaico, che finora ne hanno di fatto limitato l’utilizzo. L’architettura può pompare liquidi di raffreddamento nel raggio di pochi decimi di micrometro, consentendo un’efficienza pari a 10 volte quella del raffreddamento ad aria, tanto da poter mantenere i chip quasi alla stessa temperatura pari a 2000 soli e persino di raggiungere temperature di sicurezza di 5 mila soli.

Il progetto promette inoltre costi contenuti, e quindi una complessiva ecosostenibilità. “La progettazione del sistema è elegantemente semplice – ha infatti dichiarato Andrea Pedretti, Cto di Airlight Energy – Sostituiamo acciaio costoso e vetro con cemento a basso costo e semplici lamine metallizzate a pressione. I piccoli componenti ad alta tecnologia, in particolare, e i dispositivi di raffreddamento possono essere fabbricati in Svizzera, mentre l’assemblaggio messo a punto nella regione dove l’impianto verrà installato. Ciò porta ad una situazione win-win in cui il sistema è economicamente competitivo e consente di generare posti di lavoro in entrambe le regioni”.

Gli scienziati prevedono anche che Hcpvt potrà fornire energia sostenibile e acqua potabile in tutto il mondo, compresa l’Europa meridionale, l’Africa, la penisola araba, la parte sud-occidentale degli Stati Uniti, il Sud America e l’Australia.

Il progetto è stato finanziato dalla Swiss Commission for Technology and Innovation con un grant di 2,4 milioni di dollari da finalizzare in tre anni.

Roberta De Carolis

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