l'americana GSE ha creato un pannello solare fotovoltaico a film sottile che si può staccare e riattaccare come un adesivo, senza intervenire sulla superficie d'applicazione.
Se vi dessero una matita in mano e vi dicessero: “disegnami un pannello solare”, voi schizzereste un quadrato, un rettangolo, o al massimo un insieme di quadrati o di rettangoli. Qualcosa di piatto e rigido, insomma. Da oggi invece, due linee ondulate che procedono parallele sul foglio, collegate alle estremità da un paio di trattini, andranno bene lo stesso. Un’onda al posto di una tavola, ovvero: un pannello fotovoltaico flessibile.
È questa l’idea della Global Solar Energy, società che dal 1996 si occupa di impianti solari a film sottile. C’è da dire che non è la prima né l’unica ad aver pensato a qualcosa di simile. Esistono addirittura pannelli in formato spray, biologici, integrati nelle tegole dei tetti, eccetera… la novità, questa volta, sta nel fatto che l’americana GSE ha creato qualcosa che si può staccare e riattaccare come un adesivo, senza intervenire sulla superficie d’applicazione. I vantaggi? Più spazio, innanzitutto.
Ogni “striscia-solare” – immaginatevi delle strip lunghe circa 5,70 m e larghe 45 cm (ma indolori) – non necessita infatti di alcuna griglia di supporto, il che permette di occupare l’intera superficie a disposizione, per esempio un tetto, sprecando pochissimo spazio. Il costo d’applicazione, invece, è più o meno lo stesso di un tradizionale pannello a silicio policristallino, anche se, come fa notare il vice presidente marketing e sviluppo Jean-Noel Poirier “una maggior superficie implica un maggior rendimento dell’impianto”. Poirer, inoltre, garantisce che le celle solari funzionano altrettanto bene in zone non colpite direttamente dal sole.
A questo proposito, la tecnologia utilizzata dalla Global Solar Energy è la cosiddetta CIGS, sigla che indica i quattro materiali adottati: rame (“Copper”, in inglese), Indio, Gallio e Selenio. Il prossimo passo sarà attendere la certificazione per le “strisce-solari”; dopodiché, la produzione potrà cominciare già dal prossimo anno. E chissà, forse un giorno arrivare anche in Italia.
Roberto Zambon