Un'azienda olandese ha in programma di creare entro il 2030 la più grande comunità energetica in Italia, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 di oltre 3.000 tonnellate all'anno. Questo ambizioso progetto unisce sostenibilità e innovazione tecnologica, ponendo le basi per un futuro energetico più verde e efficiente.
Un’azienda olandese sta progettando entro il 2030 la più grande comunità energetica italiana, che garantirà la riduzione di oltre 3.000 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno. Un progetto ambizioso che unisce sostenibilità e innovazione tecnologica.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) stanno prendendo piede nel nostro Paese e giocheranno un ruolo chiave nella tutela della sostenibilità. Inoltre, offriranno la possibilità di sganciarsi dalla produzione energetica centralizzata tradizionale, permettendo ai cittadini di autoprodurre e autoconsumare energia indipendentemente dalle loro possibilità economiche.
In un sistema tradizionale di produzione energetica da fotovoltaico, i produttori utilizzano l’energia generata dai propri pannelli e cedono eventuali eccedenze alla rete elettrica nazionale. Nelle CER, invece, il surplus è venduto o condiviso all’interno della comunità stessa, ottimizzandone così il consumo. Un altro aspetto importante di questo sistema è che i consumatori beneficiano dell’energia prodotta dai propri vicini, con impatti positivi sul senso di comunità e sull’obiettivo comune della sostenibilità.
Le CER apportano vantaggi economici, ambientali e comunitari. Con meccanismi di incentivo specifici, l’energia prodotta e utilizzata genera reddito energetico: l’eccedenza viene redistribuita, riducendo i costi delle bollette. Un ruolo chiave in questo contesto è svolto, quindi, dai dispositivi di monitoraggio, che garantiscono la corretta redistribuzione a tutti gli aderenti.
Da inizio anno è in vigore anche in Italia il decreto CER, che prevede benefici per i piccoli comuni. Per le cittadine con oltre 5.000 abitanti, l’adesione alla CER comporta una tariffa incentivante di circa 0,14€/kWh per 20 anni. Per i comuni con meno di 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale pari al 40% dell’investimento.
Le ricadute più significative si osservano nella dimensione ambientale. Le Comunità Energetiche favoriscono l’adozione di fonti rinnovabili a livello locale. In Italia, al momento, sono più diffusi gli impianti fotovoltaici, ma il modello CER prevede l’utilizzo di tutte le fonti (idroelettrico, eolico, ecc.), diminuendo la dipendenza da quelle fossili. Inoltre, la produzione e il consumo di energia locale arginano il problema delle perdite di rete.
L’azienda che si occupa della progettazione si chiama Soly, una Clean Energy Tech con la missione di rendere l’energia solare disponibile a tutti. Soly afferma:
Le Comunità Energetiche riducono le emissioni di CO2, contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico e rendono l’energia rinnovabile più accessibile, democratizzandone l’uso. Chiunque, sia un piccolo produttore con pannelli solari sia un’azienda con surplus energetico, può prendere parte alla CER e contribuire alla creazione di un sistema energetico pulito e sostenibile. La Comunità Energetica è una scelta che non solo tutela il pianeta, ma alimenta l’economia locale e rafforza il senso di appartenenza.
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Fonte: Soly
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