La Russia dimezza la fornitura di gas all’Italia: verso il razionamento dei consumi energetici?

L’Italia inizia ad avere meno gas russo: Eni ha annunciato mercoledì scorso di aver subito il taglio di circa il 15% delle forniture ma da ieri 17 giugno il taglio è arrivato al 50%, ufficialmente a causa di problemi alla centrale di Portovaya, come spiegato da Gazprom (ma accusa anche l’Occidente per le sanzioni che hanno creato problemi al Nord Stream 1) . Cosa accadrà?

Meno gas russo all’Italia: Gazprom ha spiegato di avere problemi alla centrale di Portovaya e questo spiegherebbe l’annuncio della nostra Eni che ammette di aver subito un taglio di circa il 15% delle forniture per ora tre giorni consecutivi. Motivi veri o presunti a parte, cosa può accadere al nostro Paese? Saremo costretti al razionamento dei consumi energetici?

Gazprom, compagnia controllata dal Governo russo che estrae e vende gas naturale, aveva già tagliato le sue esportazioni di gas a Polonia e Bulgaria, in quanto le loro società si erano rifiutate di pagare le forniture in rubli come imposto ora dal governo di Vladimir Putin. E già allora ci domandavamo cosa sarebbe successo nel caso in cui questa decisione arrivasse anche contro l’Italia.

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Non è ancora proprio così e ufficialmente il motivo appare “tecnico”: un portavoce della nostra Eni aveva infatti rivelato il 15 giugno a Reuters che Gazprom aveva ridotto di circa il 15% le forniture. Ma ieri tale taglio è arrivato al 50%.

Gazprom ha annunciato che fornirà solo il 50 per cento di quanto richiesto (con volumi effettivamente consegnati pressoché invariati rispetto a quanto consegnato ieri) – scrive Eni una nota riportata da Ansa – riducendo le forniture per il terzo giorno consecutivo

L’azienda controllata dal Cremlino ha comunicato di avere problemi alla centrale di Portovaya. Ma la mossa arriva quando il gruppo russo sta anche frenando le sue forniture di gas attraverso il gasdotto sottomarino Nord Stream 1 alla Germania, incolpando le sanzioni occidentali per l’interruzione dei lavori di riparazione che deve fare sulla rete.

Qualunque sia il motivo, il danno al nostro Paese c’è e non sappiamo ancora quali conseguenze reali ci saranno al perdurare di questa situazione. La prossima settimana il ministero per la Transizione Ecologica potrebbe alzare il livello di crisi da preallarme ad allarme.

Purtroppo, come sappiamo, l’Italia è fortemente dipendente dall’importazione di risorse energetiche da altri Paesi, soprattutto dalla Russia e soprattutto di fonti fossili. I dati del 2021 infatti parlano chiaro: il nostro Paese importa circa il 77% del fabbisogno nazionale, e la Russia è il primo Paese da cui il nostro dipende per soddisfare il proprio consumo di fonti fossili (gas, petrolio e carbone). Che purtroppo sono ancora le nostre fonti prevalenti.

Un’analisi condotta da Italy for Climate con dati Eurostat e MiSE ha inoltre mostrato che nel nostro Paese da alcuni anni il gas ha superato il petrolio diventando la prima fonte energetica nazionale. Anche le rinnovabili crescono, ma decisamente ancora non bastano.

@I4C/Elaborazioni su dati Mite

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Per ora il caldo eccezionale (di per sé non una buona notizia) ha ridotto in realtà le richieste di gas, ma lo spettro del razionamento dei consumi energetici si fa più concreto.

E no, la guerra (forse) non si poteva prevedere ma che fossimo ultra-dipendenti e che gas, petrolio e carbone fossero fonti energetiche obsolete, inquinanti, non rinnovabili e che non esistono (o quasi) nel nostro sottosuolo era arcinoto.

La domanda, quindi, resta sempre la stessa: non potevamo investire in risorse rinnovabili per tempo?

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Fonti: Ansa / Reuters /  Gazprom/Twitter

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