Un vero e proprio polvergate quello alzato da Dyson che l'ha avuta vinta in Tribunale e viste riconosciute le obbiezioni alle etichette energetiche degli aspirapolveri a filo che non riflettevano la reale efficienza energetica degli apparecchi, ingannando, di fatto, i consumatori.
Un vero e proprio polvergate quello alzato da Dyson che l’ha avuta vinta in Tribunale e viste riconosciute le obbiezioni alle etichette energetiche degli aspirapolveri a filo che non riflettevano la reale efficienza energetica degli apparecchi, ingannando, di fatto, i consumatori. Per questo dovranno essere riviste.
Vittoria storica per la Dyson, il Tribunale dell’Unione europea stabilisce che le etichette energetiche dell’aspirapolvere a filo devono essere rifatte. La sentenza di fatto, annulla il regolamento sulla certificazione dei dispositivi che fino a oggi, dovevano essere testati a vuoto e senza sacchetto. Ma in questo modo, l’etichetta non rifletteva la reale capacità dell’elettrodomestico che poi in funzione era soggetto a maggiore sforzo.
“Quella di oggi rappresenta una buona notizia e una vittoria per i consumatori in Europa. Da tempo sosteniamo che la Commissione abbia commesso due violazioni legali a scapito dei consumatori europei e di Dyson”, scrive in una nota un portavoce dell’azienda Dyson che da anni porta avanti questa battaglia.
Cos’era successo?
La Dyson che commercializza l’aspirapolvere senza sacco aveva presentato ricorso perché, di fatto, si sentiva penalizzata dal regolamento del 2014 che induceva i consumatori in errore in merito all’efficienza energetica degli aspirapolvere, poiché l’efficacia pulente non sarebbe misurata durante l’uso, ma solamente con il contenitore per la raccolta della polvere vuoto.
“Ciò ha favorito i produttori tradizionali, prevalentemente tedeschi, che hanno esercitato pressioni sui funzionari della Commissione.Alcuni produttori hanno attivamente raggirato questo regolamento utilizzando in fase di test una bassa potenza del motore e avvalendosi della tecnologia per incrementarla automaticamente man mano che la macchina si riempie di polvere – così facendo, l’apparecchio appare più efficiente dal punto di vista energetico. Questo software ha consentito loro di eludere lo spirito del regolamento, con il beneplacito della Corte Europea che lo considera accettabile perché adempie alla lettera la legge”, continua l’azienda.
Ma adesso le cose sono cambiate perché a meno che non si faccia ricorso, l’etichetta energetica per gli aspirapolvere diventa nulla e dovrà essere approvato un nuovo regolamento che preveda anche dei test con aspirapolvere a pieno carico, così da misurarne l’effettiva efficienza in tutto il ciclo d’uso.
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Dominella Trunfio