Una turbina eolica a km zero costruita dai rottami. In Kenia, dove oltre l’80% degli abitanti del Kenya, ovvero circa 30 milioni di persone, non ha accesso all’elettricità, una società sta diffondendo l’eolico fai-da-te fatto con l’e-waste. È questo il progetto, infatti, di Access: energy, divisione energetica di Access:collective, che si occupa dello sviluppo dell’Africa orientale e vuole diffondere l’utilizzo di mini turbine eoliche.
Una turbina eolica a km zero costruita dai rottami. In Kenia, dove oltre l’80% degli abitanti, ovvero circa 30 milioni di persone, non ha accesso all’elettricità, una società sta diffondendo l’eolico fai-da-te fatto con l’e-waste. È questo il progetto, infatti, di Access:energy, divisione energetica di Access:collective, che si occupa dello sviluppo dell’Africa orientale e vuole diffondere l’utilizzo di mini turbine eoliche.
Come? Dando alla popolazione le conoscenze tecniche per realizzare i propri aerogeneratori a partire da rottami metallici, parti di automobili e rifiuti elettronici. Nei Paesi in via di sviluppo l’energia del vento è ancora troppo poco utilizzata. Colpa soprattutto dei costi proibitivi, che spingono spesso a preferire i pannelli fotovoltaici importati dall’estero. È questo che ha spinto Access:Energy a sviluppare un approccio differente, fornendo ai kenioti energia da una trubina autoprodotta.
Il dispositivo si chiama Night Heron Turbine e produce energia elettrica ad un costo di due o tre volte inferiore rispetto ai pannelli solari fotovoltaici equivalenti in potenza. È in grado di generare energia sufficiente per 50 abitazioni rurali (circa 2,5 kWh al giorno), e, soprattutto, può essere costruito con materiali di provenienza locale.
Gli usi sono praticamente infiniti, permettendo alle persone di caricare i telefoni cellulari da casa, dando alle cliniche energia sufficiente a mantenere accesi i macchinari o fornendo luce non inquinante, libera dal cherosene, ai bambini che vogliono studiare.
Insegnando alla gente del posto come costruire delle turbine, non solo si favorisce l’energia pulita e l’indipendenza energetica, ma si creano anche posti di lavoro qualificati. “Il 60% dei keniani ha un telefono cellulare, ma solo il 16% di loro ha energia elettrica in casa, il che è semplicemente pazzesco – ha spiegato il fondatore Harrison Leaf -. Queste applicazioni hanno una potenza generalmente molto bassa, ma il loro impatto sociale ed economico è alto. Se non disponi di queste cose, rischi di essere lasciato indietro. Quindi, nell’era dell’informazione, un elemento di forte equità sociale è proprio l’elettricità“.
Roberta Ragni
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