Dopo aver presieduto il G7 di Venaria sul clima, Pichetto, ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, su Radio 24 annuncia che entro la legislatura nuove norme per il nucleare
“Entro questa legislatura il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per il ritorno al nucleare”, lo dice senza mezze misure il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a 24 Mattino su Radio 24.
Così, a G7 appena concluso a Torino che ha puntato alla decarbonizzazione entro il 2035, alla domanda se entro questa legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto risponde “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del Governo e del Parlamento”.
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Io sto agendo con un gruppo di lavoro che deve occuparsi del quadro giuridico – ha spiegato Pichetto. Se tu vuoi comprarti uno small modular reactor, deve esserci un quadro giuridico compatibile.
Ancora una volta, dunque, il Governo pare voler per forza insistere sul ritorno all’atomo, vista – pare – come unica via di uscita per assicurarci una indipendenza energetica e bilanciare la produzione delle rinnovabili.
Ma come e quando sarà mai possibile passare all’energia atomica?
Secondo il ministro Pichetto Fratin, i tempi per avere i piccoli reattori modulari (il nucleare di quarta generazione su cui punta l’Italia) “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora. Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto”.
Nucleare di quarta generazione, quindi, quello per il quale – dovesse andare tutto per il verso giusto – bisogna attendere almeno un decennio.
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Anche perché la Piattaforma nazionale sul nucleare sostenibile, ossia il gruppo di esperti nominato a settembre per elaborare una strategia del settore, stenta a far decollare i suoi lavori di valutazione.
Ci si riempie la bocca col nucleare, insomma, ma complessivamente non ci sono i presupposti per investire in questo settore, soprattutto alla luce del fatto che l’Italia stessa è alle prese con l’annosa questione della costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari.
Lo stesso Governo Meloni – dal momento che le 67 località designate dalla legge si erano tutte opposte a ospitare l’impianto, che a regime dovrà contenere i 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e stoccarne temporaneamente 17mila ad alta intensità – aveva provato con le auto-candidature.
Un buco nell’acqua anche quello.
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