Il 2020 sarà ricordato anche come l'anno in cui, almeno nei primi 6 mesi, le fonti rinnovabili in Europa hanno superato per la prima volta le fonti fossili
Questo 2020 che, a partire da marzo, ha preso una piega decisamente poco piacevole a causa della pandemia, riserva comunque qualche gradevole sorpresa. Un nuovo studio ha evidenziato che, nei primi 6 mesi dell’anno, le energie da fonti rinnovabili hanno superato le fossili in Europa.
A rendere pubblica questa interessante novità è uno studio condotto dal think tank sul clima Ember.
NEW REPORT | #Renewables beat #fossilfuels for the first time in Europe!
Coal-fired electricity reaches historic low in the first half of 2020, squeezed on two fronts by growth in wind and solar and falling demand due to COVID-19 lockdowns.https://t.co/tryivHvm7S pic.twitter.com/Ufu48GrpjC
— Ember (@EmberClimate) July 22, 2020
Così Ember ha sintetizzato i risultati principali dello studio: le fonti rinnovabili battono le fossili per la prima volta in Europa!
Nella prima metà del 2020 (gennaio-giugno), le energie rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico e biomasse) hanno generato il 40% dell’elettricità dell’Ue-27, mentre tutti i combustibili fossili insieme (carbone, gas, ecc.) hanno generato il 34%.
Le energie rinnovabili sono aumentate complessivamente dell’11% e ciò è dovuto in parte agli investimenti nei nuovi impianti eolici e solari, in parte alle condizioni climatiche favorevoli che si sono verificate all’inizio dell’anno (mite e ventoso).
L’energia eolica e quella solare hanno raggiunto il record del 21% della produzione totale di elettricità in Europa e una penetrazione ancora maggiore in Danimarca (64%), Irlanda (49%) e Germania (42%).
Entrando più nel dettaglio, il solare ha registrato una crescita del 16%, l’idroelettrico del 12%, l’eolico del 11% e le biomasse dell’1%.
I combustibili fossili, invece, sono diminuiti del 18% schiacciati da due fronti: l’aumento della produzione di energia da rinnovabili e un calo del 7% della domanda di elettricità a causa del Covid-19.
Rispetto alla prima metà dello scorso anno, la produzione di carbone è scesa del 34%, quella della lignite del 29% mentre quella del gas ha registrato un calo del 6% (tra i paesi che l’hanno ridotto di più vi è proprio l’Italia con un -16%).
La conseguenza positiva di tutto ciò sta nel fatto che le emissioni di CO2 del settore energetico dei 27 Stati membri Ue sono diminuite di circa il 23%.
Unico neo rimane la Polonia che, per la prima volta, ha superato la Germania nella produzione di carbone e che, a differenza della maggior parte dei paesi Ue, non ha neppure un piano per eliminare gradualmente questa fonte di energia.
Mettendo da parte la Polonia, però, il cambiamento nel resto d’Europa è stato positivo. Così ha commentato Dave Jones, senior electricity analyst di Ember:
“È un progresso velocissimo rispetto a soli nove anni fa quando le fossili generavano il doppio delle rinnovabili”
Il 2020 sarà dunque ricordato anche come l’anno chiave per la transizione energetica che da tanto aspettiamo?
Fonti: Ember
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