Un giornalista americano propone di acquistare l'E-Cat tramite un consorzio per verificarne il funzionamento. Intanto anche in Italia si pensa ad un'applicazione pratica sull'isola di Capri
L’E-Cat, la misteriosa macchina delle meraviglie, ha suscitato la curiosità di milioni di persone, ma il mistero che ancora aleggia attorno ad essa, potrebbe sortire l’effetto contrario. L’assoluto riserbo di Rossi su tutto ciò che riguarda il suo catalizzatore sta finendo per far pedere la pazienza a chi si è interessato della vicenda. E per togliere il velo all’E-Cat, verificando di persona se davvoro il dispositivo funziona, c’è solo un modo. Acquistarlo. Ma visto il costo, l’idea avanzata sul Journal of Nuclear Physics e resa nota anche sul sito E-catworld.com è quella di comprarlo…in gruppo.
La provocatoria proposta è del giornalista Franck Acland che avanza la possibilità di formare un gruppo di persone che, donando 100 dollari ciascuno, portebbero aggiudicarsi l’E-Cat da 1 MW. In America si chiama “ crowdfunding”.
Acland avrebbe dunque scritto a Rossi chiedendo cosa ne pensasse “riguardo alla possibilità di creare un consorzio per ricevere donazioni dalla gente volte all’acquisto di un impianto di 1 MW a scopo di test e valutazione”. E Rossi ha risposto più o meno che un cliente che acquista ha il diritto di fare tutti i i test e le verifiche che vuole.
Ma realizzare tale ipotesi non è così semplice, come sembra ad una prima analisi. Per testare l’E-Cat ci vorrebbero strutture, competenze, e fondi ben più alti rispetto ai 30mila dollari di partenza. Ma per quello, forse, non ci sarebbero problemi visto che da più parti a Rossi è giunta la messa a disposizione di tempo e denaro per verificare il funzionamento del suo E-Cat.
Al momento, l’ingegnere si sarebbe sbilanciato dicendo che è disposto a far visionare in streaming l’E-Cat e la tecnologia che vi sta dietro e che permette di produrre energia pulita attraverso le cosidette LERN (Low Energy Nuclear Reactions), comunemente note sotto il nome di fusione fredda. Ma ancora nulla si è mosso sul tale fronte.
Ma malgrado i silenzi, la voglia di far proprio l’E-Cat proprio non vuole saperne di diminuire. Non solo negli States, dove il dispositivo di Rossi e Focardi è diventato anche oggetto di dibattiti all’interno della campagna presidenziale americana, ma anche nel nostro paese.
Come ha fatto il quotidiano Ildemocratico.com, che da tempo sostiene “una sperimentazione su larga scala che possa condurre, in caso di successo, a una progressiva sostituzione delle attuali forme di produzione di energia basate sulle energie non rinnovabili.” E l‘isola di Capri sarebbe uno dei primi luoghi dove poterla impiantare. Il fabbisogno energetico dell’isola, infatti, sarebbe a rischio per via di una serie di provvedimenti giudiziari a carico della centrale elettrica dell’isola, accusata di mettere a rischio la salute degli isolani e quella dell’ambiente.
Un’alternativa a tale centrale, secondo il quotidiano, sarebbe quella del cavo Tivat che “si basa sulla trasformazione della corrente continua in corrente alternata, un processo che genererebbe un campo elettromagnetico capace di devastare interi territori per l’inquinamento generato”.
Ma allora, perché non considerare l’E-Cat? Ildemocratico.com fa anche una stima del risparmio potenziale per gli abitanti dell’isola: “È possibile stimare che i residenti di Capri si vedano ridotta la bolletta dell’elettricità di circa 31 volte rispetto agli attuali importi. Inoltre ‘iniziare da Capri’ avrebbe una portata simbolica dirompente”.
Almeno un tentativo andrebbe fatto. Se solo fossimo certi che l’E-Cat funzioni davvero.
Francesca Mancuso