Sabato 15 aprile la Germania spegnerà i suoi ultimi tre reattori, rispettando la tanto attesa eliminazione graduale del nucleare nel Paese. Segno che, anche nel bel mezzo di una crisi energetica causata dalla guerra della Russia in Ucraina, è possibile fare scelte diverse
Tra poche ore la Germania staccherà la spina ai suoi ultimi tre reattori: la sua è, finalmente, una scommessa di una transizione verde senza energia nucleare e la conclusione netta di un’epoca iniziata sessant’anni fa con il piccolo impianto di Kahl.
Dal 15 aprile, sulle rive del fiume Neckar, non lontano da Stoccarda, il vapore bianco che fuoriesce dalla centrale del Baden-Württemberg sarà presto un ricordo. Lo stesso varrà più a est per il complesso bavarese Isar 2 e per il complesso Emsland, all’altra estremità del Paese, non lontano dal confine olandese (tutti e tre costituiscono attualmente circa il 6% del mix energetico totale del paese, ovvero circa 4.055 megawatt di capacità).
È dunque un fatto: mentre molti Paesi occidentali continuano a dipendere dall’energia nucleare, la più grande economia europea sta voltando pagina. Un processo lento e lungo, che ebbe inizio nel 2011 e dopo il disastro di Fukushima, quando il Governo tedesco avanzò la proposta di abbandonare per sempre l’energia atomica. L’anno fissato per l’addio al nucleare era il 2022, con un preciso programma di step che prevedeva la chiusura progressiva di ciascuno dei reattori in attività.
La proposta convinse allora l’opinione pubblica, in un Paese in cui tra l’altro il potente movimento antinucleare era stato inizialmente alimentato dai timori di un conflitto della Guerra Fredda e poi da incidenti come quello di Chernobyl. L’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha poi messo tutto in discussione.
Privata del gas russo, il cui flusso è stato sostanzialmente interrotto da Mosca, anche la Germania si è trovata esposta agli scenari peggiori possibili, dal rischio della chiusura delle sue fabbriche al rischio di restare senza riscaldamento in pieno inverno. E così, a pochi mesi dalla scadenza iniziale per la chiusura degli ultimi tre reattori, il 31 dicembre scorso, quella stessa opinione pubblica ha cominciato a cambiare (Un sondaggio dell’agosto 2022 condotto dall’emittente tedesca ARD rilevò che ben oltre l’80% dei cittadini tedeschi si era dichiarato favorevole all’estensione dei reattori nucleari del Paese).
Con gli alti prezzi dell’energia e la scottante questione del cambiamento climatico, c’erano ovviamente richieste di ampliamento degli impianti, afferma Jochen Winkler, sindaco di Neckarwestheim, dove l’impianto omonimo è ai suoi ultimi giorni.
Ma il Governo di Olaf Scholz, di cui fa parte il Partito dei Verdi, il più ostile al nucleare, ha sostanzialmente solo deciso di prolungare fino al 15 aprile l’operatività dei reattori per garantirne l’approvvigionamento.
E dopo? La Germania ha bisogno di aumentare drasticamente la sua produzione di energia rinnovabile se spera di compensare la produzione di energia nucleare e raggiungere i suoi obiettivi climatici: per raggiungere tale obiettivo, la Germania deve installare “da quattro a cinque turbine eoliche ogni giorno” nei prossimi anni, ha affermato Scholz.
Staremo a vedere, intanto si chiude (finalmente) un capitolo.
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Fonte: Washington Examiner
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