E-Cat: sulla fusione fredda anche Scilipoti vuol saperne di più

Un'altra interrogazione è giunta alla Camera. Questa volta da parte dell'on. Scilipoti che vuole andare a fondo alla vicenda dell'E-Cat di Rossi

E-Cat. La fusione fredda di Andrea Rossi sembra stia facendo capolino anche all’interno del mondo politico italiano. Dopo l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Zamparutti, anche Domenico Scilipoti, ha inviato una nuova interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell’istruzione e al Ministro dell’economia e delle finanze. L’obiettivo? Vederci chiaro, visto che, qualora l’idea del catalizzatore si rivelasse valida, l’Italia starebbe rischiando di perdere il treno.

Intanto Rossi, intervistato da Voyager ha ancora una volta sottolineato il fatto che il suo E-cat potrebbe rappresentare il futuro dell’energia: “Questa è una rivoluzione, può far sì che si possa produrre energia in grandi quantità in modo assolutamenbte compatibile con l’ambiente”. Dal servizio di Voyager, emerge inoltre che per avviare l’E-Cat è sufficiente scaldarlo per due ore e una volta accesso potrà funzionare per 6 mesi, senza nessun altro intervento.

Intervistato da Voyager, lo scienziato Celani, già intervenuto sulla questione Rossi, ha precisato che quella che volgarmente viene chiamata fusione fredda in realtà è meglio definita dall’acronimo LENR, che sta per reazioni nucleari a bassa energia.

Politica e scienza stanno iniziando ad incuriosirsi? Forse. Lo ha già fatto qualche esponente del Senato Americano. E adesso anche Scilipoti. Ed ecco il testo dell’interrogazione presentata alla Camera lo scorso 14 marzo.

Per sapere – premesso che:

si apprende dai giornali che il 6 ottobre 2011 l’ingegner Andrea Rossi ha condotto a Bologna un esperimento relativo a una rivoluzionaria nuova sorgente di energia nucleare. Il sistema presentato è in grado di erogare una potenza dell’ordine dei kilowatt per diverse ore. L’enorme energia prodotta esclude in maniera categorica la possibilità di errori sperimentali;

l’esperimento vede coinvolto il professor Sergio Focardi, professore emerito dell’università di Bologna ed ex preside della Facoltà di scienze; l’esperimento è basato sulla fusione nucleare dell’idrogeno con alcuni isotopi stabili del nickel. Sembra che nessun materiale radioattivo è utilizzato nel sistema. Le ceneri della combustione nucleare sono costituite da isotopi stabili (non radioattivi) del rame. Il brevetto italiano è stato già rilasciato: “processo ed apparecchiatura per ottenere reazioni esotermiche, in particolare da nickel ed idrogeno”, n. Brevetto 0001387256;

le probabilità di trovarsi in presenza di una scoperta rivoluzionaria sono molto alte, considerando che oggi sono molti i gruppi di ricerca nel mondo che, pur con livelli di energia decisamente inferiori, sostengono di ottenere una produzione anomala di energia in sistemi che utilizzano il nickel o il palladio e l’idrogeno o il deuterio. Centinaia di pubblicazioni scientifiche e di brevetti sostengono la possibilità di una nuova fonte di energia nucleare. Tra i brevetti più simili, troviamo ad esempio il brevetto del professor Piantelli: “Method for producing energy and apparatus therefor” W02010058288A1, il brevetto del professor Ahem del MIT (Massachusetts Institute of Technology) “Method of maximizing anharmonic oscillations in deuterated alloys” US5411654 e il brevetto del professor Arata dell’università di Osaka “Hydrogen condensate and method of generating heath therewith” W02004034406;

gli ambienti accademici italiani e internazionali hanno spesso ignorato tali ricerche, in quanto molte riviste scientifiche non accettano lavori sperimentali che richiedono un cambiamento di paradigma delle teorie scientifiche più consolidate. Tuttavia la potenziale gigantesca importanza scientifica ed economica di tali ricerche impone oggi decisamente un’indagine risolutiva sull’esperimento in questione, cercando di non lasciare cadere nel vuoto risultati sperimentali interessantissimi, come avvenuto nel recente passato con il Rapporto 41, un documento dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati in cui si dimostrava la possibilità di ottenere reazioni nucleari a bassa energia in un sistema deuterio/palladio;

in Italia sono diversi i gruppi che si sono interessati alla fusione fredda:

a) il gruppo del fisico Giuliano Preparata (morto nel 2000,) professore ordinario all’università di Milano, autore di un eccellente libro di fisica teorica “qed coherence in matter”, dove un capitolo è dedicato alla teoria della fusione fredda;

b) il gruppo della professoressa Antonella De Ninno dei laboratori INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare) di Frascati, autore del famoso Rapporto 41;

c) il gruppo del professore Francesco Piantelli dell’università di Siena che, in collaborazione col professor Sergio Focardi dell’università di Bologna, aveva già ottenuto risultati interessanti nel 1994 in sistemi nickel/idrogeno;

d) Il gruppo dell’ingegner Andrea Rossi (un industriale privato) che, collaborando con Sergio Focardi (distaccatosi da Piantelli), è riuscito ad ottenere risultati interessanti non solo dal punto di vista scientifico ma anche economico, riuscendo a produrre quantità enormi di energia (decine di kilowatt termici per diverse ore) con apparecchiature dal costo irrisorio.

Se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati non intendano adottare opportune misure, anche normative, tese ad una rapida ed effettiva apertura a questo tipo di ricerche, considerato che, per svariati motivi, in Italia sono state sospese le ricerche dei privati e degli enti pubblici che, di fatto, sono all’avanguardia mondiale con una tecnologia che, se verificata, in breve tempo potrebbe risolvere tutte le questioni relative alla produzione di energia elettrica a bassissimo costo senza danni all’ambiente, permettendo al Paese di poter diventare esportatore di energia elettrica a bassissimo costo, e con l’ulteriore eventuale vantaggio, nello sviluppare l’ingegnerizzazione dell’apparecchio brevettato dall’ingegner Rossi o di altri scienziati, di liberare l’Italia dalla dipendenza degli approvvigionamenti di petrolio, carbone e da altri acquisti di energia elettrica, con enormi vantaggi ecologici e di bilancio. (4-15321).

Questo il contenuto dell’interrogazione. Occorre fare chiarezza soprattutto perché anche l’argomento, piuttosto delicato, richiede attenzione. Numerosi sono stati infatti i tentativi di produrre energia attraverso la fusione nucleare, ma con esiti molto diversi e spesso infruttuosi. I risultati della ricerca italiana sono stati recentemente illustrati su NextMe da Roberto Cesario, dirigente di ricerca presso il Centro di Ricerche Enea di Frascati (Roma), che di recente ha pubblicato uno studio su Nature.

Ma oltreoceano, Rossi fa ancora parlare di sé. Sappiamo, o meglio supponiamo in base a quanto riferito dal padre dell’E-Cat che le fabbriche si trovano in Florida, ma adesso non è più del tutto certo visto che sul Journal, Rossi avrebbe risposto ad una domanda dicendo: “Abbiamo una fabbrica, ma per motivi di sicurezza è sotto un altro nome e non lo riveleremo fino a quando la situazione rimarrà quella attuale. Ciò che conta per i nostri clienti è che i nostri prodotti funzionino bene“.

Questo è davvero quello che conta. Almeno su questo ci si trova tutti d’accordo.

Francesca Mancuso

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