La Minesto, società svedese legata al gruppo Saab, stava effettuando dei test mediante un aquilone a turbina che avrebbe dovuto produrre energia attraverso gli spostamenti del vento, ma gli ingegneri, hanno però pensato bene di metterlo sott'acqua e sfruttare l'ernergia cinetica delle correnti. E' nato quindi Deep Green Principle.
Un aquilone sott’acqua effettivamente non suona troppo bene, ma, a quanto pare, siamo di fronte ad un nuovo strumento in grado di convertire l’energia cinetica delle maree in elettricità, in modo estremamente ottimale e realizzato in maniera del tutto casuale. Partiamo dal principio. La Minesto, società svedese legata al gruppo Saab, stava effettuando dei test mediante un aquilone a turbina che avrebbe dovuto produrre energia attraverso gli spostamenti del vento (un po’ come nel progetto kitegen di cui vi abbiamo già parlato). Il gruppo di ingegneri, addetti a questi studio, ha però pensato bene che se il dispositivo fosse stato messo in mare (l’acqua è 832 volte più densa dell’aria) il risultato in termini di produzione energetica sarebbe potuto essere molto più performante. Dedotto ciò, l’aquilone è stato modificato quanto basta per poter acquisire maggiore duttilità all’interno del contesto marino. È nato quindi Deep Green Principle.
Deep Green Principle è costituito da un’unica ala di 12 metri e da una turbina sottostante – della forma che ricorda vagamente i primi aerei monoplani – ed è collegato al fondale tramite un attacco. Le forze idrodinamiche determinate dalla velocità delle correnti muovono il kit che grazie ad un sistema di controllo esegue una traiettoria rotazionale prestabilita, in maniera tale da ottimizzare la conversione energetica. Ogni unità è dotata di una potenza nominale di 0,5 MW e, date le piccole dimensioni rispetto ad altri impianti o prototipi marini, non richiede fondamenta massicce. Un alleggerimento che si ripercuote anche sul costo stimabile in 0.06-0.14 euro su kWh.
A sentire la Minesto ci sarebbero tutti i presupposti per un’incredibile invenzione in grado di rivoluzionare il concetto di risparmio energetico: “La nuova tecnologia – spiega uno degli ingegneri fautori della scoperta – contribuirà ad un aumento sostanziale delle potenzialità della fonte marina, con la sua capacità di estrarre energia da aree in cui le altre tecnologie sono meno efficienti“. Inoltre, in sole tre settimane di utilizzo l’aquilone subacqueo sarà già stato capace di recuperare la totalità dell’energia spesa per realizzarlo, al contrario del suo utilizzo in aria dove il tempo ammonterebbe a circa 8 mesi. Ogni aquilone ha una potenzialità di 500 kW. Ogni kilowattora viene prodotto a un costo di 0,09-0,20 dollari (0,06-0,14 euro).
L’unica “pecca” di questa innovativa tecnologia sta però nelle potenzialità di utilizzo della strumentalizzazione: un sistema del genere avrebbe tali effetti positivi solo in fondali marittimi simili a quelli britannici, dove le correnti sono pari a 1-2 metri al secondo a una profondità di 6-120 metri. Proprio per questo motivo una delle principali realtà che si è interessata al progetto è, appunto, quella del Ministero dell’Energia Britannico. Si stima che un sistema completo di aquiloni sottomarini possa produrre 18 terawattora annui, sufficienti per assicurare energia a quasi 4 milioni di abitazioni in Gran Bretagna.
Anche se limitata territorialmente, Deep Green Principle rappresenta comunque una grande possibilità, resa ancor più accattivante dalla sua maggiore affidabilità: le maree e tutti i movimenti del mare possono essere infatti calcolati con un’esattezza prossima al 100%.