Il nucleare è davvero in declino?

Stiamo assistendo ad un declino del ricorso all’energia nucleare nel mondo? Lo scorso 5 maggio il Giappone ha spento per un’ispezione il reattore nucleare Tomari 3, situato sull’isola di Hokkaido, segnando così la prima volta in cui il Paese, da 40 anni a questa parte, non presentava alcuna fonte produttrice di energia nucleare attiva. Una maggior cautela nei confronti del nucleare è scattata in Giappone e nel mondo subito dopo Fukushima, spingendo diversi Paesi a rivedere i propri piani in merito.

Stiamo assistendo ad un declino del ricorso all’energia nucleare nel mondo? Lo scorso 5 maggio il Giappone ha spento per un’ispezione il reattore nucleare Tomari 3, situato sull’isola di Hokkaido, segnando così la prima volta in cui il Paese, , non presentava alcuna fonte produttrice di energia nucleare attiva. Una maggior cautela nei confronti del nucleare è scattata in Giappone e nel mondo subito dopo Fukushima, spingendo diversi Paesi a rivedere i propri piani in merito.

A causa dei costi di costruzione di nuovi impianti, la loro realizzazione sembra essere ritardata rendendo probabile l’ipotesi secondo cui il ricorso all’energia nucleare abbia ormai raggiunto il proprio picco e stia iniziando a procedere lungo il crinale di un declino lento e probabilmente a lungo termine. Prima di Fukushima, in Giappone erano presenti 54 reattori, che procuravano al Paese il 30% dell’energia necessaria, con la prospettiva di portare tale percentuale al 50% entro il 2030. Nel corso del 2011 tale percentuale era però scesa al 18%. Già prima di Fukushima, 16 reattori erano stati messi a riposo per opere di ispezione e di manutenzione. L’attività di altri 13 di essi venne fermata nel corso della situazione di emergenza, tenendo conto della loro possibile vulnerabilità nell’evenienza di nuovi terremoti.

Subito dopo il Giappone, lo Stato che è intervenuto maggiormente rispetto all’abbandono del nucleare è la Germania. La cancelliera Angela Merkel, a pochi giorni dal disastro giapponese, aveva annunciato lo spegnimento immediato di sette reattori realizzati prima del 1980. Nel maggio 2011 la Germania annuncio il suo completo abbandono del nucleare entro il 2022. Nel 2011 le centrali nucleari tedesche hanno generato il 18% dell’energia del Paese, registrando un drastico calo rispetto al 1997, in cui tale percentuale ammontava al 37%.

Poco dopo la decisione di abbandono del nucleare intrapresa dalla Germania, la Svizzera aveva annunciato di voler bloccare i propri piani per la costruzione di tre nuovi reattori, con la prospettiva di chiudere permanentemente i quattro già esistenti, responsabili della produzione del 40% dell’energia, le cui licenze di funzionamento scadranno nel corso dei prossimi 22 anni. Nel 2011 il Belgio aveva annunciato la propria volontà di abbandonare progressivamente il ricorso all’energia nucleare tramite i propri reattori e persino la Francia negli ultimi giorni ha deciso di compiere un passo indietro. Il presidente François Hollande ha annunciato di voler ridurre il tasso di elettricità proveniente dalle centrali nucleari dal 70% al 50% entro il 2025.

nucleare grafico

Nel 2011 sono stati spenti in totale 13 reattori, situati in Giappone, Germania e Regno Unito, mentre 7 nuovi reattori sono stati avviati in Cina, Russia, Pakistan, India ed Iran. Per quanto riguarda il 2012, si registra l’avvio di due nuovi reattori in Corea del Sud e lo spegnimento di altri due reattori nel Regno Unito. I reattori attualmente operativi nel mondo sono 435, ma potrebbero aumentare nel corso dei prossimi anni.

Se i maggiori Paesi europei hanno infatti deciso di procedere con cautela rispetto al nucleare, potenze come la Cina e la Russia proseguono ad essere operative in tale ambito, con un totale di 37 reattori attualmente in corso di costruzione (26 in Cina ed 11 in Russia) a cui si aggiungono altri 7 reattori che verranno realizzati in India.

Il ricorso al nucleare sembra spostarsi dall’Europa ai Paesi Orientali e ci chiediamo dunque quali saranno le conseguenze di tali operazioni e quale ruolo assumerà l’Italia sul tema, tenendo presente la volontà espressa dai cittadini italiani in occasione di Referendum più o meno vicini, dai quali è emerso un secco no al nucleare, che lascia sperare uno sviluppo nel ricorso alle energie rinnovabili.

Marta Albè

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