Rinnovabili: i dazi di Trump sui pannelli solari hanno fatto perdere quasi 20mila posti di lavoro in due anni

Negli ultimi due anni, negli Stati Uniti, sono andati persi quasi 20mila posti di lavoro nel settore dell'energia solare. E la colpa è anche dei nuovi dazi imposti da Trump sui pannelli prodotti e importati dall'estero

Negli ultimi due anni, negli Stati Uniti, sono andati persi quasi 20mila posti di lavoro nel settore dell’energia solare. E la colpa è anche dei nuovi dazi imposti da Trump sui pannelli prodotti e importati dall’estero.

Se il 2016 è stato l’anno migliore registrato oltreoceano per l’energia solare, i due successivi hanno fatto segnare una brusca frenata. Allora, il solare vantava da solo una quota decisamente maggiore di occupati nel settore dell’energia elettrica (43%) rispetto all’intera industria dei combustibili fossili (22%).

Con numeri così importanti, sembrava che l’energia solare e le rinnovabili in generale fossero pronte a rivoluzionare il settore energetico americano, volando verso un futuro low carbon.

Ma secondo quanto rivela l’ultimo rapporto della Solar Foundation, gli ultimi due anni sono stati impegnativi e l’industria del solare ha perso 18mila posti di lavoro. Il Censimento solare nazionale sull’occupazione della Solar Foundation 2018 è il nono rapporto annuale sulle dimensioni e la portata della forza lavoro solare americana ed è l’analisi più completa del settore negli Stati Uniti.

Secondo il National Solar Jobs Census 2018, l’America conta attualmente oltre 242.000 lavoratori nel settore. Essi forniscono energia pulita, a prezzi accessibili, rinnovabile in tutti e 50 gli stati.

Dal 2018, il National Solar Jobs Census ha rilevato che gli Stati Uniti hanno precisamente 242.343 lavoratori del settore solare ma rispetto al 2017 sono stati persi 8.000 posti di lavoro, pari al 3,2%. Nel 2016, erano stati oltre 10mila.

Nel complesso, la forza lavoro solare è cresciuta del 159% dal primo censimento nel 2010, aggiungendo quasi 150.000 posti di lavoro. Una bella impennata che nell’ultimo biennio ha subito un brusco freno, come mostra anche il grafico che segue

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Gli stati con i maggiori guadagni in termini occupazionali sono stati Florida, Illinois, Texas e lo Stato di New York. Gli occupati in generale sono aumentati in 29 stati nel 2018, ma purtroppo ciò non è bastato a contenere le perdite.

Sebbene, una parte della perdita di posti di lavoro sia stata prevista, la causa principale è stata l’introduzione all’inizio dello scorso anno delle cosiddette tariffe di salvaguardia, in vigore fino al 2021.

Dopo aver abbandonato gli accordi di Parigi, Trump ha messo in difficoltà anche il settore delle rinnovabili imponendo una tassa sui pannelli prodotti all’estero. Imposta che ha avuto un effetto negativo sul settore solare domestico, che si basa soprattutto sulle importazioni.

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I dazi sono stati del 30% nel primo anno, del 25% nel secondo anno, del 20% nel terzo anno e del 15% nel quarto anno. Inoltre, i primi 2,5 gigawatt di celle solari importate saranno esentati dai dazi in ciascuno di questi quattro anni.

Prima dell’implementazione delle tariffe, molti leader del settore avevano già avvertito dei potenziali danni al mercato del solare.

Per fortuna per il 2019, le prospettive sono migliori. Secondo il National Solar Jobs Census 2018, grazie ai progetti su vasta scala arretrati e a nuovi incentivi in alcuni stati chiave, le prospettive per i lavoratori solari dovrebbero migliorare. Per quest’anno, si prevede infatti un aumento degli occupati del 7% portando il totale a 259.400 posti di lavoro.

Nonostante l’attacco di Trump, il solare resiste.

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Francesca Mancuso

Foto cover

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