Che nel 2050 potremo fare a meno delle fonti fossili, e ottenere tutta l’energia necessaria esclusivamente dalle rinnovabili, è un'ipotesi sempre più concreta, già sostenuta dagli studi di Greenpeace e del WWF. Ieri tale ipotesi è stata ribadita durante il convegno organizzato a Roma dal Kyoto Club, dal titolo 100% Rinnovabili- La sfida per le energie verdi entro il 2050, in occasione del sesto compleanno del protocollo di Kyoto.
Che nel 2050 potremo fare a meno delle fonti fossili, e ottenere tutta l’energia necessaria esclusivamente dalle rinnovabili, è un’ipotesi sempre più concreta, già sostenuta dagli studi di Greenpeace e del WWF. Ieri tale ipotesi è stata ribadita durante il convegno organizzato a Roma dal Kyoto Club, dal titolo “100% Rinnovabili- La sfida per le energie verdi entro il 2050“, in occasione del sesto compleanno del protocollo di Kyoto.
Al centro del dibattito: le opportunità, le potenzialità, i problemi da risolvere, le realtà da incoraggiare e gli strumenti necessari per arrivare a coprire – anche nel nostro Paese – il 100% della domanda energetica o elettrica con le fonti rinnovabili. Entro la metà di questo secolo.
Ormai gli studi che supportano questa possibilità iniziano ad essere numerosi (e questo dovrebbe spingere i nuclearisti più convinti a smussare le loro idee), sia a livello nazionale che internazionale. Le ricerche pubblicate fino ad oggi hanno calcolato – in modo oculato e preciso – la fattibilità e i costi per coprire con le fonti rinnovabili la totalità della domanda energetica; secondo le stime – entro la metà del secolo- si potrebbe tranquillamente raggiungere l’obiettivo.
Proprio per questo, diversi governi, oltre a definire obiettivi vicini (entro il 2020) hanno anche fissato quelli più lontani, fino al 2050: un’occasione per fermare i cambiamenti climatici (attraverso il taglio delle emissioni di Co2) e garantirsi cosi l’approvvigionamento delle fonti energetiche.
E l’inversione di tendenza si fa sempre più evidente: da due anni si investe più nelle energie rinnovabili che nelle fonti fossili e nel 2009 – sia in Europa e negli Stati Uniti – la potenza installata di rinnovabili è stata maggiore rispetto alle fonti tradizionali.
Secondo Catia Bastioli, CEO di Novamont S.p.A. e Presidente di Kyoto Club, è importante che “anche l’Italia dia priorità al cambiamento di modello di sviluppo economico, ormai non più sostenibile, e riconosca la centralità della sostenibilità ambientale e della qualità dei territori, non solo per salvare il pianeta, ma anche per dare competitività economica ai territori stessi, sfruttando l’economia della conoscenza”.
“In Europa – ha detto Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club – il 100% di copertura della domanda elettrica con le rinnovabili si potrà articolare nella creazione di milioni di punti di generazione distribuiti e nella realizzazione di una forte rete di interconnessione capace di trasferire energia dai parchi eolici off-shore dai mari del Nord e dalle centrali solari del Sahara. Si dovrà assistere ad una forte riduzione dell’intensità elettrica – ha continuato Silvestrini – accompagnata però da un aumento della domanda per nuove applicazioni nei trasporti e nell’edilizia”.
Senza considerare il risparmio sulla bolletta, che verrebbe ridotto complessivamente di 3 miliardi di euro ogni anno.
Ma in Italia, come faremo a soddisfare la domanda di energia?
Secondo il direttore del Kyoto Club, la gran parte si otterrebbe dagli impianti idroelettrici, eolici, geotermici e a biomassa, una parte meno consistente dalle importazioni di elettricità verde (specie dall’Africa) e il resto dall’energia solare, attraverso il fotovoltaico.
D’altro canto, c’era da aspettarselo nel Paese più soleggiato d’Europa!
Verdiana Amorosi