Grandi aziende tecnologiche come Microsoft e Google vogliono investire massicciamente nell'energia nucleare per alimentare i loro progetti di intelligenza artificiale. Ma questa volta, una rara specie di insetto ha costretto Meta ad abbandonare i piani per un centro dati vicino a una centrale nucleare, a causa delle rigide norme sulla protezione ambientale.
Una rara specie di insetto, simile alle api, ha mandato in fumo i piani dell’azienda di Zuckerberg per la realizzazione di una centrale nucleare.
Sono già diverse le grandi aziende tecnologiche che hanno annunciato la necessità di utilizzare l’energia nucleare per supportare la crescente domanda energetica di server dedicati all’IA. Negli scorsi mesi, Microsoft ha stipulato un accordo con Constellation Energy per riavviare l’Unità 1 della centrale nucleare di Three Mile Island, al fine di soddisfare la domanda di elettricità da parte dei data center impegnati in progetti di intelligenza artificiale e cloud computing. La stessa presidente residente Meloni, nel discorso di apertura della COP29ha parlato della necessità di “diversificare il paniere energetico” – facendo un chiaro riferimento anche alla fusione nucleare – per rispondere alla crescente domanda di energia globale, alimentata da fattori come l’intelligenza artificiale e l’aumento della popolazione.
La notizia è stata riportata dal Financial Times, secondo il quale Meta era in trattative con un operatore di centrali nucleari, il cui nome non è stato specificato, per la costruzione di un centro dati negli Stati Uniti destinato a supportare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Durante un incontro generale con i dipendenti, il CEO di Meta ha dichiarato che la scoperta di questa rara specie di insetto, simile alle api, nell’area adiacente al sito individuato, ha contribuito a sconvolgere i piani. Sembrerebbe infatti che le rigide norme sulla protezione della specie endemica abbiano portato l’azienda ad abbandonare il progetto, secondo il quotidiano finanziario.
Secondo una lista stilata da Covering climate now, un progetto lanciato dalla Columbia Journalism Review, una dozzina di uomini a capo di grandi aziende contribuiscono all’aggravarsi della crisi climatica, spesso eludendo controlli. Tra questi, figura anche l’inventore di Facebook e la sua azienda, Meta Platforms.
Meta, nel suo ultimo rapporto sugli utili, ha affermato di aspettarsi “una crescita significativa delle spese per infrastrutture il prossimo anno” e un “forte aumento delle spese in conto capitale nel 2025”, in gran parte attribuibile al lavoro sull’intelligenza artificiale.
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Fonte: Financial Times
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