Comunità energetiche, la burocrazia rema contro. Lo sapevamo e purtroppo la situazione resta difficile. L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze lancia un allarme: le CER sono davvero il futuro economico e ambientale, ma se le procedure continueranno ad essere queste, resteremo indietro
La burocrazia è un enorme problema del nostro Paese anche per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), nonostante stiano dimostrando di essere il futuro energetico e ambientale. L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze lancia un allarme: se le procedure continueranno ad essere queste, resteremo indietro.
Come spiega il GSE, una comunità energetica rinnovabile (CER) è un’associazione di clienti finali, consumatori di energia elettrica, che possono oggi associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”.
In pratica costituendo una CER tutti possiamo diventare produttori di energia e i risparmi in bolletta sono evidenti: dall’ultimo studio Elemens-Legambiente è emerso infatti che le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.
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Ma la burocrazia è un problema e purtroppo non è una novità, facciamo un passo indietro. Da un’indagine condotta da Legambiente nel 2022 era emerso che appena 16 su 100 avevano completato l’iter di approvazione presso il GSE e che appena 3 avevano ricevuto i finanziamenti.
Da quel terribile quadro molto è stato fatto, tra cui il passo più significativo è sicuramente rappresentato dal decreto attuativo del MASE, entrato in vigore lo scorso 24 gennaio è seguita la pubblicazione delle regole operative. A fine settembre 2023 era stata poi pubblicata la mappa interattiva delle cabine primarie.
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Ma la burocrazia resta un problema, perché le procedure sono ancora farraginose, poco chiare e quindi difficili da applicare.
Le comunità energetiche sono estremamente vantaggiose perché permettono a chiunque di diventare un produttore di energia, recuperare in parte o tutto il costo della bolletta ed eventualmente anche guadagnare – spiega in una nota Stefano Corsi, coordinatore della commissione Ambiente e Energia dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze – Ma le procedure per renderle operative sono spesso rese incerte e complesse a causa dell’eccessiva burocrazia italiana, che ne limita la diffusione. Per esempio, ancora, realizzare impianti fotovoltaici in alcune aree a vincolo paesaggistico è molto complicato
Sulla questione paesaggistica in realtà qualcosa si sta muovendo, con alcune recenti sentenze che hanno chiaramente stabilito come i vincoli paesaggistici devono essere davvero molto ben motivati, soprattutto in considerazione della priorità che in questo momento ha la promozione dell’uso di fonti rinnovabili di energia.
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Ma non basta: l’8 aprile è attesa l’apertura delle domande per costituire CER e altre forme di autoconsumo collettivo e con queste procedure si rischia un mezzo flop.
Costituire una Comunità Energetica richiede tempo già di per sé per gli accordi da prendere tra i partecipanti, gli atti costitutivi e le adesioni – continua preoccupato Stefano Corsi – Tutto il procedimento si basa sul poter disporre di energia da condividere in tempi certi e questo non succede
Ancora infatti sono lunghi i tempi per le autorizzazioni che tra regolamento comunali, e le norme regionali spesso richiedono mesi se non anni con esito dubbio, ma anche le procedure di allaccio che possono durare anche diversi mesi, spiega Corsi.
Non a caso all’ultimo rilevamento in tutta Italia le Comunità Energetiche formalmente costituite erano solo 154. I semplici consumatori hanno vantaggi relativamente modesti che probabilmente non sono sufficienti a giustificare rischi e complicazioni amministrative. Per questo è importante incrementare il numero di soggetti che possiedono impianti rinnovabili, ma anche rendere più appetibile la partecipazione a tutti gli altri
Così rischiamo di perdere un treno davvero troppo importante per uscire dalla crisi energetica e climatica.
Fonte: Ordine Ingegneri Firenze
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