Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono una delle soluzioni contro il caro bollette, ormai è dimostrato. Ma la burocrazia le mette al palo: un’indagine di Legambiente ha dimostrato che appena 16 su 100 hanno completato l’iter di approvazione presso il GSE e appena 3 hanno ricevuto i finanziamenti
Le comunità energetiche (CER) possono davvero essere di aiuto contro il caro bollette ma la nostra burocrazia è un ostacolo: da un’indagine condotta da Legambiente è emerso che appena 16 su 100 hanno completato l’iter di approvazione presso il GSE e appena 3 hanno ricevuto i finanziamenti. Difficile così contrastare la crisi energetica (e ambientale).
Come spiega il GSE, una comunità energetica rinnovabile (CER) è un’associazione di clienti finali, consumatori di energia elettrica, che possono oggi associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”.
Una CER è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo (“off grid”) ed effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa, il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici e/o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.
Un recente studio Elemens-Legambiente ha dimostrato che le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.
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E nel nostro Paese sono davvero una realtà, che cresce a vista d’occhio. Ma che, purtroppo, è ostacolata dalla nostra stessa burocrazia.
In Italia anche le comunità energetiche, come le rinnovabili, faticano a diffondersi come dovrebbero – denuncia Legambiente – Nonostante siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica, sono, infatti, pochissime quelle realmente attive o che stanno ricevendo gli incentivi statali erogati dal GSE, il Gestore dei servizi energetici
Sono infatti appena 16 su 100 (mappate fino a giugno 2022) quelle del tutto attive e appena 3 quelle ad aver ricevuto i finanziamento dovuti la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di ACEA Pinerolese), come emerge dall’approfondimento ‘I blocchi allo sviluppo delle comunità energetiche’.
A pesare: ritardi, lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del MITE, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative – spiega ancora l’associazione – che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, ai ritardi nelle registrazioni e al ricevimento degli incentivi, ma anche a preventivi onerosi per allacci alla rete
La burocrazia non dovrebbe mai essere un ostacolo, ma in un periodo come questo e su qualcosa che potrebbe davvero essere di aiuto, la situazione è a dir poco paradossale.
Nessun ritardo è più tollerabile – tuona Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –…] Lo ribadiamo oggi anche le comunità energetiche sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Per permettere il pieno sviluppo di queste realtà, è necessario e urgente non solo accelerare il processo di pubblicazione delle regole attuative di Arera, le cui consultazioni si sono chiuse lo scorso 29 settembre; ma occorre anche accelerare sulla partita degli incentivi su cui chiediamo al prossimo nuovo Governo di lavorare da subito […] La nostra Penisola non perda questa occasione
Perdere questa occasione significa perdere una partita davvero troppo importante.
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Fonte: Legambiente
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