Le prime celle solari da interno che potrebbero alimentare milioni di dispositivi ogni giorno

Poca elettricità ma pulita: un gruppo di ricerca composto da scienziati cinesi e svedesi ha realizzato delle celle solari in grado di convertire in elettricità la luce degli ambienti chiusi, come case e negozi. Bassa potenza, vero, ma sufficiente ad alimentare i moderni dispositivi prodotti dall’Internet delle cose, sempre più in espansione

Poca elettricità ma pulita: un gruppo di ricerca composto da scienziati cinesi e svedesi ha realizzato delle celle solari in grado di convertire in elettricità la luce degli ambienti chiusi, come case e negozi. Bassa potenza, vero, ma sufficiente ad alimentare i moderni dispositivi prodotti dall’Internet delle cose, sempre più in espansione.

Ci aspettiamo milioni di prodotti online nel prossimo futuro: Internet of Things (Internet delle cose) è ormai una realtà, per giunta in crescita: sensori per rilevare e misurare umidità, concentrazioni di particelle, temperatura e altri parametri sono solo alcuni dei prodotti che ci si attende invadano case e spazi pubblici.

Per questo la domanda di fonti rinnovabili a basso consumo sta aumentando rapidamente, al fine di limitare l’utilizzo frequente di batterie costose. E quindi? Si punta al fotovoltaico organico, ovvero ai sistemi che contengono molecole organiche come donatori e accettori di elettroni, in grado di compiere quella scientifica magia che trasforma luce in elettricità (fisicamente fotoni in elettroni).

Le celle solari organichi sono generalmente flessibili, economiche da fabbricare e adatte alla produzione di grandi superfici, ma soprattutto dispongono di uno strato assorbente che può essere ottimizzato per luci di lunghezza d’onda diversa, quindi, di fatto, sono adattabili a molte situazioni ed esigenze.

Ed è qui che entra in gioco il nuovo arrivato: un sistema  costituito da una nuova combinazione di materiali con una composizione accuratamente determinata in modo da assorbire esattamente la luce tipica dei nostri salotti, delle biblioteche e dei supermercati.

fotovoltaico organico indoor

Gli esperimenti condotti, per ora in laboratorio, hanno preso in esame due celle di 1cm2 e 4 cm2 rispettivamente, e i risultati hanno mostrato un efficienza pari al 26% per quella più piccola e 23% per quella più grande, il che significa che il 26% (o 23%) della luce assorbita diventa elettricità.

Vero, numeri bassi in assoluto, ma sufficienti, secondo i ricercatori, ad alimentare tutti quei prodotti che ci si aspetta invaderanno presto case e spazi pubblici, a partire dai sensori in grado di misurare molti parametri ambientali come umidità e temperatura.

“Questo lavoro indica che le celle solari organiche potranno essere ampiamente utilizzate nella nostra vita quotidiana per alimentare l’Internet delle cosesostiene Feng Gao, coautore del lavoro.

E può migliorare.

“Siamo fiduciosi: l’efficienza delle celle solari organiche verrà ulteriormente migliorata per le applicazioni di luce ambientale nei prossimi anni, in quanto esiste ancora un ampio spazio per l’ottimizzazione dei materiali utilizzati in questo lavoro” fa eco infatti il collega Jianhui Hou.

L’idea di massima è quella di favorire la distribuzione di piccoli sistemi da interno per alimentare altrettanto piccoli dispositivi, piccoli ma tanti e che, quindi, complessivamente, “ruberebbero” altra energia, rischiando così di continuare a foraggiare sistemi inquinanti e obsoleti di produzione come quelli da fonti fossili.

E per chi pensa che questo possa essere un contributo minimo ricordiamo che, se da un lato ogni piccolo contributo nella direzione giusta è ben accetto, dall’altro non è assolutamente detto che sia poi così piccolo, soprattutto se ci saranno i miglioramenti di efficienza ipotizzati.

Il lavoro è stato pubblicato su Nature Energy.

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Roberta De Carolis

Foto: Thor Balkhed, Linköping University

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