In Portogallo l'Iva sull'elettricità e il gas passa dal 23 al 6%. Buone notizie per i consumatori portoghesi che vedranno ridurre l'importo delle bollette, mentre in Italia si parla di aumentarla dal 10 al 24%
In Portogallo l’Iva sull’elettricità e il gas passa dal 23 al 6%. Buone notizie per i consumatori portoghesi che vedranno ridurre l’importo delle bollette, mentre in Italia si parla di aumentarla dal 10 al 24%.
La coalizione di sinistra alla guida del Portogallo dal 2015 ha preso una decisione tanto sorprendente quanto coraggiosa: dal 1° giugno prossimo l’Imposta sul Valore Aggiunto per luce e gas verrà ridotta dal 23% al 6%.
L’annuncio del governo portoghese arriva dopo aver ottenuto l’autorizzazione dall’Ue. Il Portogallo è uno dei paesi europei con l’IVA più alta di tutta l’Europa, specialmente dopo che il precedente esecutivo di destra aveva deciso nell’agosto 2012 di aumentare tale imposta al 23% entro pochi mesi dall’entrata in carica.
La misura favorirà gran parte dei privati, che hanno un contratto di 3 kilowatt e il consumo di gas naturale che non supera i 10.000 metri cubi all’anno. Di fatto, metà dei consumatori portoghesi vedrà la bolletta ridursi in media del 6%, secondo le prime stime. In particolare, a beneficiarne saranno 3,1 milioni di consumatori di elettricità (45% dei contratti) e 1,4 milioni di gas naturale (92% del totale).
La decisione del governo portoghese pone l’accento sulla Spagna con cui il Portogallo condivide il mercato all’ingrosso dell’elettricità. In altre parole, il prezzo al megawattora è quasi identico ma qui l’IVA sull’energia è pari al 21% a cui si aggiunge in fattura un ulteriore 5% come tassa speciale sull’elettricità, tariffa applicata dal 1997.
E in Italia?
Nel nostro paese, l’Iva sulle bollette elettriche, applicata al costo complessivo del servizio, è pari al al 10% per la fornitura luce a uso domestico mentre per tutti gli altri usi è al 22%.
In realtà, per il 2019 si paventava un rincaro fino al 24,2%. La Legge di Stabilità del 2015 aveva infatti introdotto un piano di salvaguardia dei conti dello Stato Italiano, puntando sull’aumento graduale dell’IVA. Dal 1° gennaio 2019, l’Iva avrebbe dovuto subire un incremento fino al 24,2%, pericolo finora scongiurato.
Aumenti a parte, è sempre acceso il dibattito sulla legittimità dell’Iva sulle accise delle bollette di luce e gas. Elio Lannutti ha presentato un’interrogazione scritta in Senato in cui ha chiesto ai ministeri competenti
“quali misure urgenti intendano adottare, per evitare che le società erogatrici possano continuare impunemente ad applicare l’Iva anche sulle accise dovute allo Stato (calcolate sulle forniture di gas o energia), in assenza dell’azione collettiva o “class action”, che potrebbe permettere di azionare un unico giudizio per ottenere il risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini danneggiati dal medesimo fatto […]”.
A rispondere è stato il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Davide Crippa che ha spiegato che l’Iva
“è un’imposta generale sul consumo che si ispira ad un modello europeo”, tracciato dalla direttiva 2006/112/UE che stabilisce (neretti nostri) “il principio secondo cui la base imponibile all’interno del Paese è rappresentata, per le cessioni di beni e la prestazione di servizi, da tutto ciò che costituisce il corrispettivo versato o da versare al fornitore da parte dell’acquirente, del destinatario o di un terzo”.
Difficile sperare in un calo come in Portogallo, l’unica cosa che possiamo augurarci è che non vi siano ulteriori rincari.
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Francesca Mancuso