Blu di metilene: il colorante per tessuti che rivoluzionerà le batterie per il fotovoltaico

Un colorante per batterie super efficienti: dagli scarti dell’industria tessile arriva il composto chimico che potrebbe rivoluzionare le rinnovabili, soprattutto il solare. La molecola, chiamata blu di metilene, è infatti in grado di immagazzinare e rilasciare energia al bisogno e potrebbe dare vita a batterie per pannelli fotovoltaici molto più efficienti. La notizia arriva dalla University at Buffalo (Usa)

Un colorante per batterie super efficienti: dagli scarti dell’industria tessile arriva il composto chimico che potrebbe rivoluzionare le rinnovabili, soprattutto il solare. La molecola, chiamata blu di metilene, è infatti in grado di immagazzinare e rilasciare energia al bisogno e potrebbe dare vita a batterie per pannelli fotovoltaici molto più efficienti. La notizia arriva dalla University at Buffalo (Usa).

Accumulare energia nei giorni di pioggia, o comunque privi di sole, è uno degli obbiettivi più importanti della ricerca sul fotovoltaico. Avere infatti batterie efficienti che compensino i giorni in cui l’energia immagazzinata è scarsa renderebbe il solare veramente rivoluzionario, sempre più paragonabile in termini di prestazioni alle fonti di energia fossile, obsolete e fortemente inquinanti.

Il blu di metilene è un comune scarto dell’industria tessile, e oltretutto tossico per la salute umana, quindi un suo reimpiego non solo è utile per evitare sprechi, ma eviterebbe uno smaltimento costoso e potenzialmente nocivo.

Il composto è risultato però efficace nello stoccaggio di energia. I ricercatori hanno effettuato in particolare due esperimenti, costruendo due semplici batterie redox (ovvero che funzionano tramite scambio di elettroni) con il colorante disciolto in acqua salata.

In entrambi i casi l’efficienza è stata ottima, anche se si è dovuto cambiare il materiale di una membrana indispensabile al funzionamento dei dispositivi. Tuttavia è ancora da perfezionare la durata dell’efficienza, che per ora si mantiene elevatissima solo per 50 cicli di carica e scarica (nel caso migliore). Ancora pochi per un eventuale utilizzo su scala industriale.

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I risultati indicano comunque che il blu di metilene è un materiale ottimo per le batterie a liquido. Gli scienziati sperano ora di compiere il passo decisivo: trovare un modo economico per estrarre il composto dalla acque reflue dell’industria tessile, cosa che “chiuderebbe il ciclo”, connettendo due industrie così importanti in modo virtuoso e sostenibile. Con notevoli vantaggi anche per tutti noi, che potremmo avere accesso a pannelli efficienti e sempre più economici.

“Nel settore tessile sono presenti sali nelle acque di scarto – spiega a questo proposito Timothy Cook, coautore del lavoro – Di solito, per far funzionare una batteria redox, è necessario aggiungere sale come elettrolita di supporto, cosicchè potremmo usare la soluzione del colorante in modo integrato”.

Ma su questo punto, come precisano gli autori, siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché non c’è stato alcun test a riguardo. Resta comunque l’ottimo “indizio” su come proseguire un lavoro che, oltre a portare un beneficio all’industria tessile, potrebbe avere ripercussioni sull’efficienza del fotovoltaico. Sperando che prima o poi le fonti fossili vengano definitivamente abbandonate.

Il lavoro è stato pubblicato su ChemElectroChem.

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Foto: University at Buffalo

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