L’agrivoltaico funziona, in queste fattorie la produzione di lana è aumentata

Tony Inder e Tom Warren hanno greggi in Australia e riferiscono che la sua produzione di lana è aumentata con l’installazione di un parco agrivoltaico. Testimonianze importanti che dimostrano come le preoccupazioni legate a questa innovazione energetica siano spesso infondate. Ma allora perché molti agricoltori riferiscono di avere problemi?

In Australia alcune fattorie hanno aumentato la produzione di lana dopo l’installazione di parchi agrivoltaici. I proprietari forniscono testimonianze che dimostrano come le preoccupazioni legate a questa innovazione energetica siano spesso infondate. O meglio che alcune difficoltà possono essere superate.

È tutta una questione di diversificazione agricola – spiega a The Guardian Karin Stark, direttrice della National Renewables in Agriculture Conference – Al momento molti di noi agricoltori fanno affidamento su quando pioverà, l’energia solare ed eolica fornisce questo reddito secondario

Inoltre, i pannelli forniscono riparo alle pecore, incoraggiano una crescita più sana del pascolo all’ombra dei pannelli e creano delle condizioni favorevoli anche per l’erba e in generale per le piante del pascolo.

Proprio in Australia, meno di un anno fa, una ricerca guidata dall’Università di Sidney ha dimostrato che installare impianti solari sui tetti verdi può far aumentare la resa fino al 107% durante i picchi, infatti i convenzionali tetti ricoperti di pannelli possono surriscaldarsi oltre i 25℃, diminuendo così la loro efficienza, mentre i tetti verdi moderano le temperature, di fatto mitigando il riscaldamento sperimentato dal sistema fotovoltaico tradizionale.

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Vantaggi analoghi sono sperimentati anche sulla fauna. Infatti un pascolo migliore in quantità e qualità è un beneficio anche per la fauna.

Avevamo strisce di erba verde durante la siccità

riferisce anche Tom Warren, allevatore di pecore di Dubbo (Australia)

Ma  la produzione di lana aumentata del 15% proprio grazie a un parco agrivoltaico installato nella sua proprietà più di sette anni fa.

Nonostante diverse storie di successo come quella di Tom Inder e di Tom Warren, la tecnologia appare sottoutilizzata perché gli sviluppatori, nonostante affermino di voler ospitare bestiame, apportano poche modifiche alla pianificazione per garantire che ciò accada.

Il risultato è che molti parchi solari sono poco adatti alle pecore – riferisce ancora Stark – Gli sviluppatori devono parlare con i proprietari terrieri molto di più di quanto facciano attualmente

Tutto questo, insieme a scarsi incentivi affinchè le attività collaborino davvero, alimenta le “voci anti-rinnovabili” come sostiene anche l’ex sviluppatore solare del New South Wales Ben Wynn.

Abbiamo bisogno che questa transizione acceleri, ma se occupiamo suoli interi altamente coltivabili daremo ossigeno agli oppositori

A volte è davvero solo una questione molto pratica, per esempio la necessità che i pannelli stiano sufficientemente lontani dal bestiame, per evitare che soprattutto gli animali più grandi, come i bovini, si facciano male.

Un recente studio del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea ha dimostrato che l’agrivoltaico potrebbe, da solo, far superare gli obbiettivi Ue del fotovoltaico intero al 2030.

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Fonti: The Guardian / The Australian  

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