Acqua salata + acqua dolce = l’energia del futuro?

E' stato fatto un importante passo in avanti nella ricerca delle fonti di energia rinnovabili: l'incontro tra acqua salata e acqua dolce, se opportunamente trattato, potrebbe produrre energia.

È stato fatto un importante passo in avanti nella ricerca delle fonti di energia rinnovabili: l’incontro tra acqua salata e acqua dolce, se opportunamente trattato, potrebbe produrre energia.

Come possa accadere lo spiega Doriano Brognoli, fisico e ricercatore del Dipartimento di medicina sperimentale dell’università di Milano-Bicocca che, svela, di essersene accorto per caso: “Nel 2008 stavo lavorando sul dna nell’ambito di uno studio sull’Alzheimer, quando ho notato uno strano aumento di energia“. Alla base della malattia dell’Alzheimer ci sono dei fenomeni elettrostatici che aggregano frammenti di proteine. Continua Brognoli: “Abbiamo notato che la salinità aumenta l’elettrostatica e per la prima volta abbiamo sperimentato questo anomalo aumento di energia come fenomeno a sé”. In realtà si tratta di un principio già noto ma la cui realizzazione di impianti per sfruttarlo risulta ancora alquanto onerosa“.

Brogioli tuttavia sembra avere le idee chiare dal punto di vista tecnico: ha infatti già realizzato un pre-prototipo di supercondensatore fatto di due elettrodi immersi in un liquido che contiene ioni. Una volta messo in azione il supercondensatore, gli ioni si caricano e quelli positivi vanno verso l’elettrodo negativo e viceversa. Questi ioni inizieranno a scambiarsi di posizione grazie al carbone attivo, materiale molto poroso che ha la caratteristica di trattenere gli ioni per un tempo limitato per poi rilasciarli.

A questo punto nel sistema si immette acqua dolce: l’inserimento sviluppa un potenziale di energia ancora maggiore rispetto a quello iniziale. Ora, e sta qui il nodo della questione, se tutto questo venisse elaborato e fatto funzionare a ciclo continuo, Broglioli assicura che avremo “quantità interessanti di energia pulita e gratuita“.

Basterà posizionare gli impianti utili a produrre energia in un punto di incontro tra acqua dolce e salata. Il ciclo continuo inoltre, assicura Brogioli, “produrrebbe l’equivalente del consumo giornaliero di una casa in cui si fa grande uso di corrente elettrica. Se, per ipotesi, l’impianto fosse alimentato dall’intera portata d’acqua di un fiume come il Po, l‘energia che si potrebbe ottenere è pari a quella prodotta da un impianto nucleare di ultima generazione“.

Nota dolente e rovescio della medaglia, l’impatto che si avrebbe sul paesaggio: “La prima applicazione potrebbe essere a livello domestico o lungo la costa nei pressi di foci ed estuari, per soddisfare i bisogni energetici di piccoli centri urbani“. Oppure spiega ancora Brognoli “in zone desertiche dove, canalizzando l’acqua del mare verso una salina, è possibile ottenere acqua con diversi gradi di salinità e impiegare parte dell’energia prodotta anche per dissalare l’acqua e immetterla nelle reti idriche dove c’è carenza di acqua dolce“.

Il costo di produzione dell’energia mediante l’impianto a supercondensatore stimato è di circa 10 centesimi di euro per kilowattora mentre il costo di realizzazione di un impianto di dimensioni domestiche si aggira tra i mille e i duemila euro, con costi di gestione intorno ai duecento euro all’anno. Il percorso che porta all’industrializzazione è solo all’inizio, assicura il ricercatore; ci sono già alcune aziende interessate al prototipo, ma come spesso accade in Italia al momento mancano i fondi per mandare avanti la ricerca. Speriamo bene…

Lorenzo Briotti

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