Così l’Europa sta pensando di dirottare i sussidi per la transizione ecologica anche all’energia nucleare

È aperto a Bruxelles il dibattito se il nucleare può o meno essere incluso tra le energie meritevoli di sussidi.

L’energia nucleare merita un’etichetta verde? È aperto a Bruxelles il dibattito se il nucleare può o meno essere incluso tra le energie meritevoli di sussidi 

L’industria nucleare ha chiesto alla Commissione europea di accelerare l’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia dell’Unione europea sulla finanza sostenibile, a seguito di una valutazione per cui quel tipo di energia non danneggerebbe la salute umana o l’ambiente più di qualsiasi altra tecnologia di produzione di energia considerata essere sostenibile. Beh, se è pur vero che l’energia nucleare produce emissioni di CO2 molto basse, come la mettiamo con lo smaltimento dei rifiuti radioattivi?

Il regolamento sulla tassonomia dell’UE, entrato in vigore il 12 luglio 2020, ha un preciso obiettivo: creare la “lista di investimenti sostenibili” al mondo, un modo di classificazione per accomunare gli investitori e le imprese che investono in progetti e attività economiche che hanno un sostanziale impatto positivo sul clima e sull’ambiente. 

Ora, secondo un documento del Joint Research Centre incaricato dalla Commissione UE di disegnare la strategia ambientale europea, gli esperti dovrebbero valutare se l’Unione europea debba etichettare l’energia nucleare come un investimento verde e dichiarare se il combustibile si possa qualificare o meno come sostenibile. E non solo: secondo le indiscrezioni tra le fonti meritevoli di finanziamenti potrebbero rientrare anche alcuni tipi di gas.

Ma, lo sappiamo bene, il problema del nucleare non risiede tanto nelle emissioni, quanto nella sicurezza delle centrali e nella pericolosità delle scorie. Eppure le conclusioni sembrano essere più che favorevoli all’atomo, così come a favore dell’inclusione dell’atomo tra le energie meritevoli di nuovi finanziamenti ci sono Francia, Ungheria e Polonia (contrarie Austria e associazioni ambientaliste).

Le analisi non riportano alcuna evidenza scientifica sul fatto che il nucleare sia più nocivo per la salute umana o per l’ambiente rispetto agli altri metodi di produzione di energia”, si legge nel rapporto, che definisce anche come sicure e appropriate le tecniche di immagazzinamento delle scorie in speciali siti sotterranei, benché, si ammette, non sia ancora possibile fare valutazioni nel lunghissimo periodo. Nel rapporto si legge ancora che “sebbene la possibilità di gravi incidenti alle centrali non possa essere esclusa al 100%, si tratta di eventualità estremamente improbabili, soprattutto in relazione ai reattori di terza generazione”.

E non solo, si legge: l’energia nucleare è la più grande fonte singola di energia a basse emissioni di carbonio (26,7% nel 2019) nell’Unione europea, davanti all’idroelettrico (12,3%), all’eolico (13,3%), al solare (4,4%) e altro (0,5%).

Questo fatto è stato sottolineato la scorsa settimana da sette leader degli Stati membri dell’Unione tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, che ha scritto alla Commissione europea sul ruolo del nucleare nella politica climatica ed energetica dell’Ue. Nella loro lettera hanno affermato che lo sviluppo del settore nucleare nell’UE è contestato da un certo numero di Stati membri “nonostante il suo indispensabile contributo alla lotta al cambiamento climatico” e “garantisce il continuo dispiegamento di energie rinnovabili a livelli di penetrazione molto più elevati“. L’energia nucleare è anche “una fonte molto promettente di idrogeno a basse emissioni di carbonio a un prezzo accessibile” e “genera un numero considerevole di posti di lavoro stabili e di qualità, che saranno importanti nella recessione post-COVID“, hanno scritto.

La Francia, quindi, come Polonia e Ungheria sarebbero anche d’accordo. Paesi come l’Austria, invece, e diverse associazioni ambientaliste assolutamente no. Tra queste anche Greenpeace che mette in dubbio l’imparzialità del Joint Research Centre, creato nel 1957 da quella che allora era la Comunità economica europea per favorire un rapido sviluppo dell’industria nucleare.

L’industria nucleare è alla disperata ricerca di fondi perché l’energia nucleare è troppo costosa e i nuovi progetti stanno evaporando“, ha detto Silvia Pastorelli, consigliere per le politiche dell’UE di Greenpeace.

Rimane il fatto che in gioco ci sono miliardi di sussidi destinati alla transizione ecologica, sicuri che finanziare il nucleare sia una scelta coerente? 

Fonti: JRC / Reuters / Euractiv / Greenpeace 

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