Porto Tolle: Enel rinuncia alla riqualificazione della centrale a carbone

L'Enel non trasformerà in un grande impianto a carbone la grande centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo

L’Enel non trasformerà in un grande impianto a carbone la grande centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, sul delta del Po. Niente riconversione a carbone, dunque, e le associazioni ambientaliste esultano. Ma pure i cittadini e gli agricoltori, gli imprenditori veneti e quelli romagnoli.

Il motivo? Pare sia un intreccio inestricabile di difficoltà normative, i contenziosi locali che vanno avanti sin dagli albori del progetto, il processo penale. E 2,5 miliardi di euro che andrebbero letteralmente buttati, in un momento in cui, invece, il contesto energetico è sostanzialmente cambiato: i consumi elettrici sono, infatti, al minimo e lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (circa il 40% della corrente elettrica prodotta in Italia) mantiene spente moltissime centrali, producendo ormai perdite anziché di chilowattora.

Dall’Enel ancora nessun annuncio ufficiale. Fatto sta che ora quella centrale spenta da cinque anni, dalla quale svetta l’edificio più alto d’Italia (la ciminiera, di ben 250 metri), potrebbe lasciare a casa un mucchio di dipendenti. Ed è proprio quello che non vogliono i sindacati. E nemmeno le associazioni ambientaliste, Legambiente e WWF in primis, che dal 2005 hanno condotto una battaglia ideologica e legale. Sono proprio gli ambientalisti, ora, a chiedere che l’investimento sia subito reindirizzato verso le fonti rinnovabili del futuro: in questo modo, tutti i progetti di rinnovabili e di efficienza energetica nell’area dell’ex centrale sarebbero in grado di riassorbire i lavoratori dell’ex centrale a olio combustibile e di assicurare nuova occupazione.

PERCHÉ NO AL CARBONE – Il carbone è tra tutte le fonti fossili la peggiore fonte di emissioni di gas serra: le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale. Dai processi di combustione si liberano molte sostanze tossiche (alcune delle quali sono bioaccumulabili e altre cancerogene).

È per questo motivo che l’uso del carbone non è solo la principale minaccia per il clima del pianeta, ma anche una delle maggiori fonti d’inquinamento con gravi impatti sugli ecosistemi e sulla salute delle persone e degli organismi viventi.

Legambiente e WWF si augurano che alla rinuncia di Enel segua la rinuncia a tutti i nuovi progetti di centrali a carbone in Italia e che si comincino a chiudere le centrali a carbone esistenti (attualmente in Italia ne sono in funzione 13), considerate soprattutto la “overcapacity” in Italia (ossia la capacità di produrre energia elettrica più del doppio del picco massimo di domanda mai raggiunto) e la diminuzione della domanda, in base alla quale ormai le centrali italiane lavorano a scartamento ridotto.

Germana Carillo

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