Carbone: facciamo luce su Enel, il flash mob di Greenpeace (video)

Fare luce sui danni ambientali e sanitari di cui Enel sarebbe responsabile. Questo l'obiettivo del flash mob di protesta a cui hanno dato vita in contemporanea in 14 città italiane ieri alcuni attivisti di Greenpeace.

Fare luce sui danni ambientali e sanitari di cui Enel sarebbe responsabile. Questo l’obiettivo del flash mob di protesta a cui hanno dato vita in contemporanea in 14 città italiane ieri alcuni attivisti di Greenpeace.

La protesta pacifica messa in scena anche a Milano, Venezia, Roma e Bari rappresenta il culmine della campagna www.FacciamoLucesuEnel.org lanciata nei giorni scorsi dai guerrieri dell’arcobaleno proprio contro le politiche energetiche di Enel, considerata la prima azienda in Italia responsabile dell’uso del carbone che è, attualmente, la fonte più dannosa per il clima e la salute dell’uomo.

Non a caso lo slogan utilizzato dagli attivisti gridato davanti ai luoghi istituzionali e simbolici della giustizia è stato “Enel, sotto processo ci sei tu!”. Proprio oggi, infatti, si svolti due passaggi giudiziari fondamentali, a partire da quello che vede imputati 25 attivisti di Greenpeace per l’azione del 13 dicembre 2006 in cui fu occupata per tre giorni la centrale di Porto Tolle. Proprio oggi il Consiglio di Stato, inoltre, deciderà se sarà necessaria una nuova Valutazione dell’Impatto Ambientale per la conversione del carbone della centrale di Porto Tolle per cui, ricordiamo, Enel è già stata condannata lo scorso 27 aprile 2011.

Con le manifestazioni di ieri – sottolinea Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – vogliamo ribadire che siamo pronti a pagare per le nostre azioni di protesta; ma pensiamo anche che sotto processo dovrebbe esserci chi distrugge il clima e l’ambiente, non chi lo difende. La storia dell’impianto di Porto Tolle è una vicenda di cui Enel dovrebbe vergognarsi e per cui l’intero Paese dovrebbe reclamare a gran voce giustizia“.

Enel è riuscita a far cambiare ben due leggi, una nazionale e una regionale, pur di realizzare un progetto assurdo – una centrale a carbone in un parco naturale – altrimenti già bocciato. L’arroganza di questa azienda, e il suo spregio per i danni che causa e che vuol causare sempre più, sono rari. Come incredibile è la sua miopia nel voler continuare a investire sulla fonte energetica più dannosa e sporca mentre tutto il mondo investe sulle fonti rinnovabili. Enel deve cambiare. Anche perché il 30 per cento dell’azienda è ancora controllato dallo Stato. E lo Stato non può essere complice di chi distrugge il clima e avvelena la popolazione” – conclude Boraschi.

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