Sull'Europa soffiano venti di guerra nucleare. Ma cosa accadrebbe nel caso in cui Paesi come la Russia utilizzassero davvero armi di distruzioni di massa? Le conseguenze sarebbero spaventose sia per l'umanità che per lo stesso Pianeta, come svelato da un nuovo studio scientifico
Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, in Europa si sono riaccesi i timori legati al ricorso alle armi nucleari, a cui ha fatto più volte riferimento il presidente russo Vladimir Putin. E se le minacce dovessero concretizzarsi, sarebbe una catastrofe peggiore di quanto immaginiamo.
Oltre a causare naturalmente una strage nell’immediato, una guerra nucleare avrebbe infatti conseguenze a lungo termine terrificanti. A risentirne per anni anche la produzione agricola, che porterebbe alla morte di oltre 5 miliardi di persone, vittime della fame provocata dalle carestie. A lanciare l’allarme è un recente studio internazionale pubblicato su Nature Food e guidato da un team di scienziati del clima della State University of New Jersey.
“I dati ci dicono una cosa: dobbiamo impedire che si verifichi una guerra nucleare” ribadisce Alan Robock, professore di scienze del clima presso il Dipartimento di scienze ambientali della Rutgers-New Brunswick e coautore della ricerca.
Basandosi su studi passati, gli esperti hanno calcolato quanta fuliggine – che blocca i raggi del sole – potrebbe entrare nell’atmosfera bloccando a seguito dell’uso di armi nucleari. Nello specifico si sono soffermati su sei scenari di conflitto – cinque minori fra India e Pakistan e una grande guerra tra Stati Uniti e Russia – prendendo in considerazione la portate dell’arsenale nucleare di ogni Paese.
Successivamente questi dati sono stati elaborati grazie al Community Earth System Model, uno strumento di previsione climatica supportato dal National Center for Atmospheric Research (NCAR), che ha consentito di stimare la produttività delle principali colture (mais, riso, frumento primaverile e soia) nazione per nazione. In questo modo i ricercatori hanno potuto esaminare anche gli effetti del ricorso alla bomba atomica sul bestiame e sulla pesca marittima globale.
L’uso di armi nucleari porterebbe a un crollo spaventoso della produzione agricola mondiale
Dallo studio è emerso che nel caso di un conflitto nucleare minore tra India e Pakistan la produzione alimentare media globale diminuirebbe del 7% entro cinque anni dalla guerra. Invece, in presenza di uno scenario di guerra su vasta scala – ad esempio gra Usa e Russia, la produzione agricola potrebbe diminuire addirittura del 90% entro tre o quattro anni dallo scoppio del conflitto.
Il calo dei raccolti sarebbe il più grave nelle nazioni di latitudine medio-alta, compresi i principali paesi esportatori come Russia e Stati Uniti, il che potrebbe innescare restrizioni alle esportazioni e causare gravi interruzioni nei paesi dipendenti dalle importazioni in Africa e Medio Oriente.
Questi cambiamenti indurrebbero un’interruzione catastrofica dei mercati alimentari globali – mettono in guardia gli scienziati – Anche un calo globale del 7% dei raccolti supererebbe la più grande anomalia mai registrata dall’inizio dei record osservativi dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura nel 1961. Nel più grande scenario di guerra, più del 75% del Pianeta morirebbe di fame entro due anni.
Insomma, un conflitto nucleare è da evitare ad ogni costo perché gli effetti sarebbero davvero devastanti.
“Lo strato di ozono verrebbe distrutto dal riscaldamento della stratosfera, producendo più radiazioni ultraviolette in superficie, e dobbiamo capire quell’impatto sulle scorte alimentari” spiega Lili Xia, co-direttrice del Rutgers Impact Studies of Climate Intervention (RISCI) lab e co-autrice dello studio.
L’unica via per preservare il futuro dell’umanità e della Terra è lavorare per fermare il ricorso all’uso di armi di distruzioni di massa.
Se esistono armi nucleari, possono essere utilizzate e il mondo si è avvicinato più volte alla guerra nucleare – conclude il professor Robock. – Vietare le armi nucleari è l’unica soluzione a lungo termine. Il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione di questi strumenti di distruzione di massa è stato ratificato 5 anni fa da 66 nazioni, ma fra queste non vi è nessuno dei nove Stati dotati di un arsenale nucleare. Il nostro lavoro non fa che confermare che è ora che quei nove stati ascoltino la scienza e il resto del mondo, firmando il trattato.
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Fonti: Nature Food/Rutgers
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