In Italia sono presenti 10 edifici e strutture costruiti in aree a rischio idrogeologico che amplificano i danni degli eventi climatici estremi. Questi edifici sono da demolire o delocalizzare con urgenza.
In Italia sono presenti diversi edifici e strutture costruiti purtroppo in aree a rischio idrogeologico che amplificano i danni degli eventi climatici estremi. Ce ne sarebbero 10 poi, particolarmente significativi da demolire o delocalizzare con urgenza.
Si tratta di quanto emerge da “Effetto Bomba”, l’ultimo dossier di Legambiente sul clima e sul rischio idrogeologico. La cattiva gestione del territorio in caso di eventi climatici può contribuire ad aggravare i rischi per le persone e le cose. Ora i cambiamenti climatici dovrebbero obbligarci a guardare in modo diverso il territorio.
Il dossier di Legambiente illustra dove intervenire con urgenza per mettere in sicurezza i cittadini e il territorio. Legambiente ha selezionato i 10 edifici e strutture più pericolosi, ma in realtà sono 6633 i Comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico. Oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte a frane e alluvioni a causa della forte urbanizzazione che ha interessato anche le aree a maggior rischio.
Sono ben 2000 gli eventi atmosferici estremi con frane e allagamenti che si sono verificati in Italia tra il 2000 e il 2015. Questi eventi hanno causato la morte di 300 persone e hanno richiesto uno stanziamento economico di oltre 1 miliardo di euro solo negli ultimi 5 anni.
Ecco i 10 edifici e strutture da demolire o delocalizzare. Si tratta di dieci casi simbolo con edifici collocati in aree R3 e R4 di rischio idrogeologico, dove esondazioni, alluvioni e situazioni di pericolo si ripetono con cadenza regolare e dove la prossima emergenza può essere solo questione di tempo.
1) Il Tribunale di Borgo Berga (Vicenza), l’Ecomostro Padano costruito tra due fiumi.
2) La Casa dello Studente di Reggio Calabria, edificata all’interno di una fiumara.
3) Il Centro Multisala Cinema di Zumpano (Cs), edificato su una scarpata vicino al fiume Crati.
4) La Scuola di Aulla realizzata sul letto del fiume Magra, in provincia di Massa e Carrara.
5) Il Centro Commerciale Megalò in provincia di Chieti, realizzato a soli 150 metri dall’argine del fiume Pescara.
6) L’edificazione in area a rischio sul torrente Coriglianeto, in provincia di Cosenza.
7) Le segherie di Carrara.
8) L’area artigianale di Genova.
9) Il deposito di materiali radioattivi di Saluggia, in provincia di Vercelli.
10) L’Isola Sacra di Fiumicino.
Legambiente chiede, infine, a tutti i soggetti coinvolti (Ministeri, Regioni, Autorità di bacino, uffici tecnici comunali, ordini professionali, associazioni di categoria, commercianti, artigiani, comitati e cittadini) di rivedere la programmazione degli interventi e predisporre opportuni vincoli sulle aree oggetto degli interventi di delocalizzazione, individuando soluzioni procedurali e economiche per realizzare gli interventi di demolizione e delocalizzazione.
Leggi e scarica qui il dossier Effetto Bomba di Legambiente.
Marta Albè
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