Ddl Ecoreati, non è ancora finita. Oggi il Senato ha detto sì al disegno di legge che prevede l'introduzione di quattro nuovi reati ambientali nel codice penale. Ma non solo. Accolto anche l'emendamento che riguarda l'air gun, considerato un reato da punire con la reclusione da uno a tre anni
Ddl Ecoreati, un piccolo passo in avanti. Oggi il Senato ha detto sì al disegno di legge che prevede l’introduzione di quattro nuovi reati ambientali nel codice penale. Ma non solo. Accolto anche l’emendamento che riguarda l’air gun, considerato un reato da punire con la reclusione da uno a tre anni.
È arrivata oggi dunque l’approvazione del Senato del ddl sui reati ambientali con 165 voti favorevoli, 49 contrari e 18 astenuti ma solo dopo aver subito delle modifiche a Palazzo Madama, il provvedimento torna all’esame della Camera. Sarà dunque la svolta? Davvero chi ha inquinato pagherà per i danni inflitti all’ambiente?
Ieri il Governo aveva accolto l’ordine del giorno, derivante dalla trasformazione dell’emendamento che lo impegna a non rilasciare nuove autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi in mare e a sospendere le trivellazioni non conformi alle prescrizioni europee. Unico nodo era quello dell’air gun, su cui era stato battuto.
Ma cos’è l’air gun?
Si tratta di una tecnica di ispezione dei fondali marini che serve a individuare la presenza di idrocarburi nel sottosuolo. Una vera e propria arma ad aria compressa che serve a provocare delle esplosioni sonore da 280 decibel che rimbalzano sul fondale. Successivamente, in base all’eco prodotta esse rivelano se ci sono giacimenti. I danni per la fauna marina sono indubbi.
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“Nonostante il parere contrario di relatori e Governo, l’Assemblea ha approvato l’emendamento 1.80, a prima firma del sen. Compagnone (GAL), che punisce con la reclusione da uno a tre anni chi utilizzi la tecnica dell’air gun nell’ispezione dei fondali marini finalizzata alla coltivazione di idrocarburi” spiega il Senato.
Ciò significa che in questo modo, chiunque per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini volte per ricavarne idrocarburi, utilizza le esplosioni dell’air gun o altre tecniche simili dovrà pagare col carcere.
La decisione adesso passerà di nuovo alla Camera in terza lettura, dopo che l’intero decreto ecoreati ha ricevuto oggi l’ok del Senato.
Reati ambientali – Secondo quanto stabilito dal ddl n. 1345 votato al Senato, è prevista l’introduzione nel codice penale di quattro nuovi reati:
– il delitto di inquinamento ambientale;
– il delitto di disastro ambientale;
– il delitto di traffico ed abbandono di materiale di alta radioattività;
– il delitto di impedimento del controllo.
Inoltre, sono stati raddoppianti anche i termini di prescrizione per i reati ambientali,- “Nelle precedenti sedute, sono stati approvati emendamenti all’articolo 1 che aumentano le pene per le lesioni personali e le morti conseguenti al delitto di inquinamento ambientale; stabiliscono uno sconto di pena per i reati dolosi; prevedono la reclusione da uno a quattro anni e la multa da 20.000 a 80.000 euro per omessa bonifica; che il corso della prescrizione sia sospeso, qualora il giudice, su richiesta dell’imputato, sospenda il procedimento; che la confisca non trovi applicazione quando l’imputato abbia provveduto alla messa in sicurezza; riguardanti l’aggravante ambientale, il ravvedimento operoso, la disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale ed il trasporto e l’abbandono di rifiuti e materiale radioattivo” spiega il Senato in una nota.
Una buona notizia, dunque, ma anche una cattiva visto che da una parte finalmente le richieste delle associazioni di considerare reati penali i crimini contro l’ambiente trovano finalmente posto. Dall’altra però non è detta l’ultima parola visto che tutto è tornato nelle mani della Camera.
“Dopo il voto a larghissima maggioranza del Senato, siamo vicinissimi all’approvazione definitiva di una legge che aspettiamo da oltre 20 anni. La Camera dei deputati metta subito all’ordine del giorno dei lavori il disegno di legge sugli ecoreati e approvi senza fare modifiche questa riforma di civiltà per fermare una volta per tutte i ladri di futuro. La tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia non possono più aspettare” hanno detto Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente e Enrico Fontana, coordinatore nazionale di Libera, presenti in aula questa mattina. Sarà davvero così o sarà solo l’ultima vicenda all’italiana, con il colpo di scena finale’ D’altronde il caso Eternit, quello della Terra dei fuochi e quello della discarica di Bussi sono esempi fin troppo recenti.
Alto è stato il coinvolgimento popolare sul decreto ecoreati grazie anche a una petizione organizzata da associazioni di cittadini, studenti, di categoria e comitati.
Non c’è più tempo da perdere. Per firmare la petizione e continuare a sostenere che chi inquina deve pagare, clicca qui
Francesca Mancuso
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