Secco no della Commissione Europea alla richiesta di rinegoziare i tetti delle emissioni di CO2 avanzata da Silvio Berlusconi con una lettera indirizzata a José Barroso con la quale chiedeva al Presidente della UE di ridiscutere le quote imposte all'Italia che, così fissate, comporterebbero un sovraccosto di circa 550 milioni di Euro l'anno e danneggerebbero le industrie italiane.
Secco no della Commissione Europea alla richiesta di rinegoziare i tetti delle emissioni di CO2 avanzata da Silvio Berlusconi. Con una lettera indirizzata a José Barroso il premier ha chiesto al Presidente della UE di ridiscutere le quote imposte all’Italia che a quanto pare comporterebbero un ulteriore costo di circa 550 milioni di Euro l’anno a danno dell’industria italiana.
Nonostante ieri la Corte di giustizia europea li abbia definiti non vincolanti, accogliendo il ricorso di Estonia e Polonia, i “tetti sono stati stabiliti, i piani nazionali di assegnazione sono stati adottati con una procedura fissata dalla legislazione europea, e non sono più negoziabili“. Questo lo stop proveniente dal portavoce del Commissario all’ambiente Stavros Dimas, Barbara Hellfrich, durante una conferenza in cui era stata interpellata a proposito della lettera del premier italiano, nonostante la richiesta di Berlusconi ai portavoce europei di non far fuoriuscire la notizia per non danneggiare l’immagine dell’Italia.
Sì, perché effettivamente è passato solo un giorno da quando, subito dopo le dichiarazioni di Obama, anche il nostro Presidente del Consiglio alla Conferenza sul Clima dell’ONU di New York ha fatto appello anche lui alle responsabilità di tutti gli Stati per il futuro del Pianeta.
E invece, a quanto pare, l’Italia non riesce a rientrare nemmeno nella quota di emissioni pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2 fissata dalla UE e inferiore del 6,3% alle 209 milioni di tonnellate proposte invece dal governo italiano.
La legislazione ambientale europea, infatti, prevede che ogni paese fissi dei limiti alle proprie emissioni e in caso di sforamento può acquistare dei diritti a produrne di maggiori, ma ovviamente il cui costo però si ripercuote sul prezzo finale dell’energia e dei prodotti.
Per placare le polemiche che già stavano rimbalzando nel Palazzo di Vetro di New York, è intervenuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, specificando che “Il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste cose, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare a una soluzione condivisa” in quanto, ci tiene a precisare Bonaiuti, “L’Italia è ovviamente impegnata nella difesa dell’ambiente, ma è altrettanto chiaro che si tratta di un problema di vitale importanza non solo per lo sviluppo del nostro paese, ma anche per mantenere eque condizioni di concorrenza all’interno dell’Unione Europea“.
Presidente, ci creda, la Green Economy è un business che può portare frutti in termini di innovazione, business e occupazione. Non siamo solo noi sprovveduti a pensarlo. Provi a crederci anche Lei.