Arabat si distingue nel riciclo delle batterie al litio con un metodo ecologico basato sull'acido citrico e gli scarti di frutta e verdura, offrendo un'alternativa sostenibile ai metodi tradizionali, spesso gravosi per l'ambiente
Riciclare le batterie al litio con…le arance! Questa in breve la brillante idea di quattro ingegneri pugliesi che hanno fondato una startup per promuovere il loro innovativo metodo per recuperare di ultima generazione con l’acido citrico e gli scarti della lavorazione del goloso agrume. Il tutto senza inquinare.
Com’è noto, il riciclo delle batterie agli ioni litio esauste implica l’uso di processi termici o pirometallurgici, che richiedono alte temperature e un elevato consumo energetico. Queste tecniche, sebbene efficaci nel recuperare alcuni metalli preziosi, hanno un impatto ambientale notevole a causa delle emissioni di gas serra e del consumo energetico. In alternativa, i metodi idro-metallurgici impiegano reazioni chimiche in soluzione acquosa, che possono essere meno dannosi ma ancora gravosi in termini di impatto ecologico e costi operativi.
In questo contesto, Arabat emerge come pioniera con il suo metodo unico di riciclo delle batterie al litio. La startup pugliese ha sviluppato un processo idrometallurgico che si avvale dell’uso di materiali ecologici quali l’acido citrico e gli scarti di frutta e verdura. Questo metodo non solo riduce significativamente l’impronta ecologica del processo di riciclo, ma si distingue anche per la sua efficienza e sostenibilità economica.
Un metodo innovativo
Il metodo di riciclo di Arabat presenta vantaggi sia economici sia ambientali. Utilizzando l’acido citrico e la biomassa pre-trattata, il processo riduce significativamente la necessità di alte temperature e tempi prolungati, tipici dei processi idro-metallurgici convenzionali. Questo significa un notevole risparmio energetico e una riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, la capacità di ricavare metalli preziosi come nichel, cobalto e litio dai rifiuti contribuisce all’economia circolare, riducendo la necessità di estrarre nuove materie prime.
Arabat non si limita alla sola innovazione nel riciclo delle batterie, ma ambisce a diventare un modello per l’intero settore della green economy. Con il suo metodo ecologico, la startup pugliese ha il potenziale di trasformare l’industria del riciclo, proponendo una soluzione che è non solo rispettosa dell’ambiente, ma anche economicamente sostenibile.
Risolvendo in un sol colpo i problemi legati alla gestione delle batterie esauste e degli scarti agroalimentari e al complesso approvvigionamento di materie prime critiche come appunto il litio e altre terre rare.
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Fonte: Arabat
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