Rio+20: al via oggi la conferenza sullo sviluppo sostenibile

Partono oggi alle 14 ora italiana i negoziati internazionali sullo sviluppo sostenibile. Il set è quello di Rio de Janeiro. Le richieste delle associazioni ambientaliste

Rio+20. Ci siamo. Si apre oggi la Conferenza sullo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro organizzata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Alle 10 ora locale, quando in Italia saranno le 14 si alzerà il sipario sull’evento, a 20 anni di distanza dal Earth Summit di Rio de Janeiro del 1992.

Da oggi fino al 22 giugno i grandi della Terra dovranno di fare il punto sullo stato di salute della Terra e dovranno concordare un nuovo modello di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’equità sociale. A poche ora dall’avvio dei dibattiti, numerose le voci che si sono levate per sottolineare l’importanza che tale evento rappresenta a livello planetario, per il rilancio dell’economia mondiale schiacciata dalla crisi e l’avvio di una nuova stagione che punta allo sviluppo sostenibile.

Purtroppo la Conferenza di Rio non parte con i migliori auspici, mancano Barack Obama e il Premier britannico Cameron, così come molti parlamentari europei per colpa, dicono dell’eccesivo costo dell’ospitalità aberghiera brasiliana. Conferenza dimenticata anche dalla stampa, italiana e internazionale, cui noi di greenMe e Marco Fratoddi, Direttore Responsabile de La Nuova Ecologia, abbiamo rivolto un appello.

Non possiamo permetterci il lusso di aspettare altri 20 anni fino a Rio+40. Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che questo sia un anno di azione, che segni la fine di un periodo di apatia e miopia” ha detto il presidente fondatore di Green Cross Mikhail Gorbaciov. “Solo così Rio+20 sarà in grado di dare una chance al nostro pianeta e un futuro all’umanità!“.

Proprio Green Cross ribadisce la necessità di un documento politicamente vincolante che riconosca la minaccia imminente del superamento dei limiti naturali del nostro pianeta: “Non possiamo cancellare il riferimento alla Carta della Terra dalla relazione finale Rio+20 – ha dichiarato il presidente di Green Cross Italia Elio Pacilio -. Nel corso di oltre 15 anni, migliaia di associazioni di ogni continente e di ogni formazione culturale e religiosa hanno sostenuto la Carta. In questo periodo di crisi delle forme della democrazia non tenere conto della richiesta di milioni di persone sarebbe un altro passo falso dei politici“.

Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International ha preannunciato il fallimento di Rio: “Il futuro che abbiamo conquistato oggi è un po più lontano. Rio +20 si è trasformata in un fallimento epico. Ha fallito sull’equity, sull’ecologia e sull’economia“. Continua Naidoo: “L’unica cosa sensata lasciata sul tavolo fino ad oggi era il piano di salvataggio per gli oceani, che però è in alto mare. Anche questo è stato ‘ucciso’ dagli Stati Uniti, dal Canada, dalla Russia e dal Venezuela che vogliono continuare ad estrarre dai mari solo a vantaggio del profitto privato rimanendo impunite e sfruttando le risorse che appartengono all’umanità“.

Le principali critiche di Greenpeace non risparmiano uno solo dei punti del documento della presidenza brasiliana per la conferenza Onu, dalla tutela degli oceani ai nuovi modelli di sviluppo sostenibile, dagli obittivi per la Green Economy alle politiche energetiche, dalla tutela delle foreste al mancato impegno per l’eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili.

Anche Legambiente è piuttosto scettica. Dopo aver esaminato il testo, ilpresidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha detto: “Nessuna garanzia relativa agli aiuti per i paesi in via di sviluppo; nessun riferimento preciso ai target di sviluppo sostenibile e solo un generico accenno all’eliminazione dei sussidi per le fonti fossili: il nuovo testo della presidenza brasiliana è decisamente debole. Certo, va segnalato positivamente l’avvio di un processo dove le associazioni ambientaliste, la società civile e la parte più avanzata del mondo delle imprese cerca di costruire una green economy equa e solidale ma manca evidentemente una leadership politica in grado di capitalizzare questo patrimonio“.

La conferenza di Rio de Janeiro rappresenta una sfida molto importante, l’obiettivo è molto ambizioso, ma altrettanto necessario: raggiungere obiettivi comuni e tutelare gli equilibri del pianeta, verso un nuovo assetto per lo sviluppo sostenibile globale e per l’umanità, rafforzando l’impegno politico in tal senso con l’identificazione di un nuovo paradigma di crescita economica, socialmente equa e ambientalmente sostenibile. In questo scenario l’agricoltura è coinvolta in maniera molto forte, per tutelare l’ambiente, in termini soprattutto di cambiamenti climatici, biodiversità, esaurimento delle risorse naturali; l’agricoltura deve per forza adeguarsi alle nuove sfide ambientali, economiche e sociali che attendono la popolazione mondiale” ha detto Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, che ribadisce la necessità di rivedere i metodi della produzione agricola in chiave sostenibile: “La produzione agricola, infatti, nel corso degli anni ha avuto un forte impatto ambientale: il contributo dell’agricoltura alla produzione dei gas serra e quindi al cambiamento climatico mondiali è aumentato, passando dai 39 miliardi di tonnellate del 1990 ai 49 miliardi di tonnellate del 2004, con una crescita percentuale del 25,6%. Questo incremento è collegato prevalentemente all’uso dei fertilizzanti, allo sviluppo della zootecnia, alla produzione di reflui e all’uso di biomassa per la produzione di energia. Se consideriamo che entro il 2050 gli abitanti della Terra saranno, secondo le stime, 9,3 miliardi e il 70% vivrà nelle città dove, già nel 2007, si è varcata la soglia storica del 50% di popolazione residente, rispetto alle campagne, ci accorgiamo che è davvero necessario riflettere, anche nel nostro Paese, sulle ‘ricette’ per conciliare la produzione agricola con la sostenibilità ambientale”. Come, attraverso, il ricorso a “metodi di produzione biologici e biodinamici, riducendo l’impiego di fertilizzanti e concimi di sintesi, è un buon ingrediente per creare un equilibrio tra agricoltura e sostenibilità“.

Anche il WWF attende con trepidazione l’avvio degli incontri, cui parteciperà una delegazione internazionale. Secondo quanto spiegano gli ambientalisti attraverso il dossier “Verso Rio+20”, viviamo in un mondo sull’orlo della “bancarotta economica ed ecologica” che dal 2008 è preda di una drammatica crisi finanziaria, ambientale e sociale, nonostante la ricchezza mondiale prodotta negli ultimi 20 anni sia aumentata del 40%, con un Prodotto Interno Lordo (PIL) globale passato, dal 1992 ad oggi, da 36 a oltre 63mila miliardi di dollari.

Qual è la ricetta vincente per uscire dalla crisi puntando sulla sostenibilità? La proposta del WWF è articolata in 11 punti:

  1. Attribuire un valore centrale al capitale naturale

  2. Andare oltre il PIL per un nuovo sistema di indicatori che includano lo stato di salute dell’ambiente e il suo ruolo per il benessere delle società

  3. Sicurezza alimentare, idrica ed energetica per un nuovo contesto che definisca obiettivi ambiziosi per assicurare “Acqua, cibo e energia per tutti, per sempre”

  4. Accesso all’energia: accesso all’energia pulita e rinnovabile da parte del 100% della popolazione mondiale entro il 2030

  5. Energia rinnovabile: 40% di energia rinnovabile nel mix energetico globale entro il 2030 con la visione, al 2050, di un sistema energetico interamente basato sulle energie rinnovabili

  6. Approcci integrati alla gestione del suolo e dell’acqua dolce per soddisfare i bisogni ambientali e sociali relativi all’acqua e favorire la capacità di adattamento delle comunità umane e degli ecosistemi ai cambiamenti climatici e socioeconomici

  7. Soluzioni internazionali alle risorse idriche condivise per una collaborazione tra gli Stati che è la base per la sicurezza idrica, alimentare ed energetica e per un pacifico sviluppo

  8. Governance degli oceani e delle risorse marine che includa la promozione della pesca sostenibile a livello mondiale

  9. Persone resilienti, pianeta resiliente: servono scelte responsabili da parte dei consumatori, gestione sostenibile delle risorse, accesso all’energia, governance degli oceani, riforma dell’agricoltura e i finanziamenti necessari ad attuare questa transizione

  10. Stop ai sussidi perversi

  11. Governance ambientale: coordinare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio indicati nel 2000 con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che dovrebbero essere indicati a Rio, in un quadro di sviluppo delle nostre società dopo il 2015.

La profonda crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo dal 2008 e della quale non riusciamo ad intravedere la fine, ci dimostra che l’epoca basata su una crescita economica illimitata, senza regole, che inficia la giustizia sociale e l’equità, che pesa sulle generazioni future e incrementa, in maniera ormai drammatica, il deficit ecologico, è totalmente insostenibile e non può proseguire nel futuro, come se nulla fosse“, ha detto Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia.

Gli ha fatto eco Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima e Energia del WWF Italia, presente a Rio de Janeiro per seguire i negoziati. “La cosa preoccupante è che i testi negoziali di Rio+20 elaborati finora non indicano impegni vincolanti. Le proposte per cambiare rotta non possono essere basate da ‘impegni volontari nazionali’ che non impegnano i Paesi a raggiungere target e tempi precisi. Per far sì che Rio+20 non si concluda in un’operazione ‘di facciata’ occorre che i Governi si accordino su obiettivi significativi, indicando i tempi entro i quali devono essere raggiunti e i mezzi di implementazione necessari per ottenerli, compresi quelli finanziari“.

Poche ore e sapremo se davvero il vento sta cambiando.

Francesca Mancuso

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