Le proposte delle Regioni non sono piaciute al Comitato Ifi. Ecco perché
Quinto conto energia e incentivi per il fotovoltaico. Siamo alla frutta, e non nel senso che la conclusione è vicina. Nonostante le rassicurazioni del Ministro Clini da Verona, in occasione degli Stati Generali, la situazione è ancora in stallo.
Le parole di Clini. Il discorso inaugurale di SolarExpo, tenuto da Clini, aveva aperto dei margini di speranza sulla possibilità che i decreti sulle rinnovabili potessero essere limati nei contenuti: “Bisogna sviluppare le capacità del sistema Italia nel campo dell’innovazione, dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Il tessuto delle imprese è pronto a scattare: ha bisogno solo di una cornice di sicurezza delle regole e di una ragionevole liquidità. Le fonti di energia rinnovabili sono una risorsa per l’economia e non un costo per l’economia italiana, come spesso afferma una parte di Confindustria. Con i decreti abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare in questa direzione” avva detto il Ministro dell’Ambiente.
Gli Stati Generali. Nel corso degli “Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica” le associazioni del settore hanno avanzato alcune proposte di modifica della bozza del decreto sul fotovoltaico, tra cui uno snellimento dei tempi e della burocrazia e una più celere emanazione, l’aumento del plafond di spesa da 500 milioni a 7 miliardi, come previsto dall’attuale Quarto conto energia e il ripristino dei bonus.
L’aut aut delle Regioni. Qualche giorno fa, le Regioni tenute ad esprimersi sulla vicenda hanno optato per un rinvio dell’esame dei decreti, un vero e proprioautaut: parere negativo se il Governo non accoglierà le modifiche proposte, ossia il rinvio al 1°ottobre della prima data utile per l’entrata in vigore del conto energia, l’innalzamento del tetto di spesa fino a 1 miliardo, l’esclusione dal registro degli impianti con potenza inferiore ai 20 kW, di quelli pubblici di qualsiasi potenza insieme agli impianti con caratteristiche innovative e quelli a concentrazione e la reintroduzione del bonus per la bonifica dell’amianto dai tetti e del premio Made in Europe.
“Nella riunione tecnica della conferenza Stato Regioni sono state proposte alcune modifiche al V Conto Energia. Nonostante io sia dell’opinione che non fosse necessario un V Conto, perché già il decreto Romani prevedeva un contenimento della spesa dal 1° gennaio 2013 fino alla scomparsa degli incentivi al 2016, in questa nuova versione, però, il V conto non creerebbe eccessivi stravolgimenti al settore”. È l’opinione di Stefano Saglia, capogruppo Pdl in Commissione Attività Produttive alla Camera dei Deputati, durante il suo intervento al Solarexpo.
Secondo il deputato “tra le tante proposte emendative recepite dai tecnici dei ministeri competenti (Ambiente e Sviluppo Economico), le più sostanziali riguardano l’inserimento del Made In tra i criteri di priorità per l’accesso ai registri, la possibilità di riconoscere una tariffa premiante per chi utilizza componentistica Made In per gli impianti sopra i 100 kw e per chi sostituisce l’amianto con i pannelli. Si tratterebbe di una tariffa di 3 centesimi cumulabili tra di loro con una riduzione del 10% della tariffa base degli incentivi”.
“Per quanto riguarda l’innalzamento della taglia per gli impianti per l’ingresso ai registri, – continua il deputato – l’idea ipotizzata dai due ministeri per venire incontro alla richiesta delle Regioni è applicare una distinzione tra l’opera privata e l’opera pubblica. L’opera privata rimarrebbe con il limite di 12 kw mentre per la pubblica si può pensare a un innalzamento fino a 50 kw. Un’ulteriore modifica riguarda l’entrata in vigore del decreto che è stata posticipata di 3 mesi (quindi non più 1 luglio ma 1 ottobre) e un possibile innalzamento del tetto del cap fino a un massimo di 100 milioni”. “Si tratta di importanti decisioni tecniche – conclude Saglia – che auspico vengano avallate, senza nessun cambiamento, anche nella riunione politica della conferenza”.
Ma le condizioni delle Regioni hanno causato qualche mal di pancia. Il Comitato IFI in particolare ha criticato il premio Made in Europe da destinare solo agli impianti superiori ai 100 kW. “Una misura che se dovesse trovare conferma nel testo definitivo del V Conto Energia, permetterebbe alle industrie cinesi produttrici di pannelli fotovoltaici di operare senza alcuna concorrenza al di sotto dei 100 kW e quindi al di fuori del meccanismo di controllo del Registro dove entrerebbero in sostanza i soli impianti realizzati con componentistica Made in EU”, ha detto Alessandro Cremonesi, presidente di IFI.
Secondo Cremonesi, “si potrebbe addirittura giungere alla paradossale possibilità per gli impianti realizzati con moduli cinesi di beneficiare di un ulteriore premio, quello per l’amianto, che, sommato alle pratiche di dumping già messe in atto negli ultimi due anni, allargherebbe in modo ancor più marcato la forbice tra prezzi applicati da aziende cinesi ed europee, non permettendo la sopravvivenza di queste ultime“.
A suo avviso, inoltre, “riconoscere un premio ‘Made in EU’ ai soli impianti sopra ai 100 kW creerebbe una discriminazione tra i fruitori degli stessi ed escluderebbe ingiustificatamente i proprietari di impianti di potenza inferiore a 100 kW dalla possibilità di ricevere tale premio“.
Francesca Mancuso