Clini e Passera tentennano, le associazioni sono sul piede di guerra e temono il boicottaggio delle fonti rinnovabili
Quinto conto energia. Il nuovo sistema di incentivi per il fotovoltaico sembra essersi arenato. Dal Governo non è arrivata alcuna novità sul recepimento delle modifiche suggerite dalle Regioni. Ma è scontro tra Passera e Clini su due punti: il registro e l’entrata in vigore del sistema.
I punti su cui il Ministero dell’Ambiente e quello dello Sviluppo economico non sarebbero d’accordo sono la soglia di potenza per l’iscrizione al registro degli impianti e l’entrate in vigore del Quinto conto energia.
Clini sarebbe dunque disposto all’innalzamento della soglia da 12 a 20 kWh, ma non Passera che ne fa una questione economica, di risorse disponibili da investire. In ogni caso, entrambe le soluzioni, anche la migliore, auspicata dal Ministero dell’Ambiente sarebbero ben al di sotto di quella richiesta dalle Regioni, per le quali il registro dovrebbe essere obbligatorio per gli impianti da 100 kWh in su e da quella delle associazioni, che richiedevano addirittura 200 kWh.
Clini sarebbe però favorevole all’entrata in vigore del sistema dal 1°ottobre, ma non è dello stesso parere Passera, più propenso a rendere operativi gli effetti del decreto al raggiungimento dei 6 miliardi di euro, traguardo tra l’altro molto vicino.
Si attendono tempi duri. Le principali associazioni del settore, APER, Anie-GIFI e Assosolare, hanno già minacciato battaglia in caso di mancato accoglimento, da parte del Governo, delle modifiche considerate “imprescindibili” dalle Regioni.
Secondo le associazioni il settore delle rinnovabili può dare il proprio contributo all’uscita dalla crisi: “Vorremmo che nella contabilità complessiva non fossero inseriti solo i costi degli incentivi, ma anche le voci quali la riduzione della dipendenza dall’estero in materia d’energia, la protezione dalla volatilità del prezzo dei combustibili fossili, l’ormai dimostrata riduzione del prezzo dell’energia elettrica e la creazione di nuovi posti di lavoro“.
E non mancano le critiche. Per le associazioni sia il mancato innalzamento della soglia massima di spesa annua fino a 7 miliardi di euro sia il mancato spostamento a ottobre dell’entrata in vigore del Quinto Conto Energia comporteranno “da un lato un prematuro termine degli incentivi stessi prima che venga raggiunta l’effettiva competitività del fotovoltaico e dall’altro creerà dei danni irreparabili a chi sta legittimamente realizzando gli impianti in questi giorni“. E temono che tale irrigidimento possa essere “figlio della crisi delle energie fossili, che si vogliono mantenere artificialmente in vita, impedendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili“.
Ma a che pro?
Francesca Mancuso