Quinto conto energia: l’attacco della Cina e i chiarimenti del Gse sulla fine degli incentivi

Quinto conto energia. Mentre il Gse chiarisce alcuni punti controversi anche su richiesta dell'Ater, tra Cina e resto del mondo è guerra aperta sul fronte del fotovoltaico. Sia gli Usa che l'Europa da tempo accusano i cinesi di concorrenza sleale

Quinto conto energia. Mentre il Gse chiarisce alcuni punti controversi anche su richiesta dell’Ater, tra Cina e resto del mondo è guerra aperta sul fronte del fotovoltaico. Sia gli Usa che l’Europa da tempo accusano i cinesi di concorrenza sleale.

In Oriente, negli ultimi tempi, la Cina deve fare i conti con una sovrapproduzione del fotovoltaico, soprattutto dopo la decisione degli Usa di imporre un dazio sull’importazione di moduli provenienti dalla Cina. La decisione americana è frutto di una denuncia contro la Cina avanzata da Solarworld e da altri operatori nazionali per concorrenza sleale. A ciò hanno fatto seguito altre misure americane antidumping introdotte a maggio dal Dipartimento del Commercio americano, che consistono nell’introduzione di dazi compresi tra il 31% e il 249%, che coinvolgono 60 importatori cinesi tra cui la Suntech e Trina Solar.

Anche l’Europa sembra proseguire su questa strada. Nel Vecchio Continente, a sollevare la questione chiedendo alle autorità comunitarie di fare luce sul fotovoltaico cinese, lo scorso luglio, era stata l’associazione Eu ProSun, che si era fatta portavoce dei malumori di alcune aziende europee. Secondo Prosun, la Cina starebbe palesemente esportando sottocosto prodotti solari economici nel territorio dell’Ue.

Ma il Ministero del Commercio cinese non è di certo rimasto a guardare e ha presentato due accuse. all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Alla Cina non è andato giù il fatto che gli incentivi per il fotovoltaico introdotti da Italia e Grecia tra il 2011 e il 2012 favorissero l’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici con componenti principali prodotti all’interno dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo, che comprende anche l’Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein.

Il ministero ha spiegato che le sovvenzioni hanno violato le norme dell’OMC in due modi. In primo luogo, hanno violato il “trattamento nazionale”, in sostanza la discriminazione verso i beni importati. In secondo luogo, esse avrebbero violato gli accordi dell’OMC per quanto riguarda l’uso di prodotti interni rispetto ai prodotti d’importazione. Questi due fatti “hanno un effetto significativo sulle esportazioni cinesi di prodotti fotovoltaiciha detto al ChinaDaily il portavoce del ministero Shen Danyang. L’Italia è il terzo più grande importatore di prodotti solari della Cina all’interno dell’UE, ma le importazioni sono scese dai 4,8 miliardi di dollari del 2010 ai 3,9 del 2011.

Secondo le regole dell’OMC, l’UE dovrebbe decidere se accogliere la richiesta della Cina di consultazione entro 10 giorni. Tale consultazione dovrebbe risolvere la controversia in meno di due mesi. In caso contrario, la disputa sarebbe sottoposta ad un panel di esperti, che dovrà esprimere un giudizio in sei-nove mesi.

Questo è quanto accade tra Europa, Cina e Usa. Ma in Italia? In attesa che gli incentivi per il fotovoltaico si esauriscano, Ater, l’Associazione tecnici energie rinnovabili ha chiesto dei chiarimenti al GSE sul funzionamento del periodo di vigenza di 30 giorni dal raggiungimento della soglia prevista dal Quinto conto energia.

Cosa accadrà quando gli incentivi raggiungeranno i fatidici 6,7 miliardi che ne sanciranno la fine? Questa è stata la risposta del Gse, tramite Gerardo Montanino, secondo cui manterranno il diritto ad essere valutate le richieste di incentivazione/premio, inviate al GSE esclusivamente attraverso le modalità in uso (portale), relative sia “agli impianti già entrati in esercizio, purché le stesse pervengano entro i 30 giorni solari dalla data di raggiungimento dei 6,7 miliardi di euro, sia agli impianti iscritti in posizione utile nei registri, non decaduti”.

Ciò significa che la data considerata non sarà quella di entrata in esercizio dell’impianto ma quella in cui perviene al Gse la domanda di ammissione agli incentivi, ossia entro 30 giorni solari dal raggiungimento dei 6,7 miliardi di euro.

Francesca Mancuso

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