Nucleare: la decarbonizzazione dell’Europa entro il 2050 passa anche dall’atomo

La decarbonizzazione passa anche per il nucleare. Riferendosi al ruolo delle fonti energetiche, la risoluzione votata a larga maggioranza dal Parlamento lo scorso 14 marzo (337 favorevoli, 195 contrari, 37 astenuti) appoggia la Roadmap 2050 della Commissione Ue, nella quale è presente un ospite d'onore: il nucleare

Ue, per la decarbonizzazione entro il 2050 si punta al nucleare

La decarbonizzazione passa anche per il nucleare. Riferendosi al ruolo delle fonti energetiche, la risoluzione votata a larga maggioranza dal Parlamento lo scorso 14 marzo (337 favorevoli, 195 contrari, 37 astenuti) appoggia la Roadmap 2050 della Commissione Ue, nella quale è presente un ospite d’onore: il nucleare.

Dell’atomo l’Europa non riesce proprio a privarsi. Nonostante il ricordo del disastro di Fukushima sia ancora vivo nella memoria di tutti, l’Unione Europea non sembra disposta a rinunciare all’energia nucleare nel lungo cammino verso la riduzione delle emissioni di carbonio.

Ed è così che il capitolo nucleare è tutt’altro che escluso dalla tabella di marcia per l’energia 2050. Anzi, il Parlamento, secondo quanto illustrato nel testo della risoluzione “concorda con la Commissione sul fatto che l’energia nucleare continuerà ad apportare un contributo importante, in quanto alcuni Stati membri considerano ancora l’energia nucleare come una fonte sicura, affidabile e a costi contenuti per la produzione di elettricità a basse emissioni di carbonio“. Inoltre, secondo l’Ue l’energia nucleare potrebbe contribuire a ridurre i costi del sistema e i prezzi dell’elettricità.

Costi dell’elettricità più bassi? Forse. Ma ci sono altri costi che forse l’Ue non ha annoverato tra le voci. E mentre affronta “la necessità di sviluppare ulteriormente i calcoli approssimativi eseguiti per la tabella di marcia per l’energia 2050, anche sulla base di altri modelli come il modello PRIMES” suggerisce di integrare altri scenari a bassa intensità di carbonio tra cui “quota elevata di energia nucleare” e “quota elevata di gas con CCS”.

Il Parlamento ha dunque ammesso che l’energia nucleare sia attualmente impiegata come un’importante fonte di energia a basse emissioni, e non intende fare dietrofront ma invita piuttosto la Commissione e gli Stati membri “alla luce degli insegnamenti tratti dall’incidente di Fukushima del 2011, a migliorare la sicurezza dell’energia nucleare, utilizzando i risultati dei recenti test di resistenza sul nucleare“. Dall’altra parte, però, ha sottolinea che non si faranno compromessi in materia di protezione e sicurezza, non solo relativamente alle fonti di energia tradizionali nucleare incluso ma anche per quelle nuove, ossia petrolio e gas non convenzionali. Come dire, nucleare sì ma più sicuro. Ma i dubbi sono legittimi e più che motivati. Un nucleare sicuro è davvero possibile?

Inoltre, nel tentativo di creare un mercato unico nel settore dell’energia basato sulla sostenibilità, sulla sicurezza dell’approvvigionamento e sulla competitività, che fine hanno fatto le rinnovabili? Queste ultime, secondo il Parlamento, saranno d’aiuto a superare la crisi finanziaria con un’economia altamente efficiente sotto il profilo energetico, basata sulle energie rinnovabili e adattabile ai cambiamenti climatici. Ma in che misura saranno presenti nella strategia a lungo termine dell’Ue? Il Parlamento a tal proposito ha detto che una quota maggiore di energie rinnovabili nel mix energetico dopo il 2020 costituirà un “elemento fondamentale di un sistema energetico più sostenibile“, con un aumento della quota di fonti energetiche rinnovabili nei paesi europei fino a circa il 30% entro il 2030 e ad almeno il 55% nel 2050.

Ma la minaccia incombente del nucleare è addolcita poco da queste prospettive.

Francesca Mancuso

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