Uno strumento capace di determinare in modo oggettivo quanto le tecnologie usate delle aziende impattino davvero sull’ambiente. Utopia? No, esiste e si chiama ETV.
Le tecnologie ambientali sono uno strumento importante per ridurre il nostro impatto sulla Terra. Ma come fa un’azienda a dimostrare che le prestazioni ambientali della propria tecnologia funzionano e hanno davvero un impatto positivo? Ricorrendo, per esempio, all’ETV, acronimo inglese per Environmental Technology Verification.
Si tratta di uno strumento, promosso nel 2012 dalla Commissione Europea, ma ancora poco conosciuto nel mercato italiano, che certifica, basandosi su procedure standard riconosciute a livello internazionale, le prestazioni delle tecnologie ambientali innovative che le imprese vogliono implementare o vendere.
Per esempio, può dimostrare l’effettiva riduzione nel consumo di materie prime vergini e di energia da parte di un’azienda o che l’impiego di nuovi materiali o processi introdotti nell’iter di produzione non causa un inquinamento ulteriore rispetto ai processi convenzionali. Rispetto alle certificazioni vere e proprie, l’ETV parte dalle prestazioni tecnologiche dichiarate dal produttore, dalle loro caratteristiche innovative, e non da standard o criteri predefiniti.
Il risultato finale non è un’etichetta da applicare sul prodotto, ma una Dichiarazione di Verifica dettagliata, che può essere utile nei rapporti con acquirenti e investitori, per dimostrare l’affidabilità delle prestazioni dichiarate.
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Ma come funziona concretamente? Lo sviluppatore o il venditore della tecnologia deve produrre una Dichiarazione di Prestazione, ovvero un documento che descrive il funzionamento o la prestazione della tecnologia, i potenziali effetti ambientali diretti della tecnologia e i parametri che dovranno essere verificabili attraverso dei test.
Un Organismo di Verifica indipendente, infatti, esaminerà la Dichiarazione di Prestazione, i dati e i risultati dei test. Una volta accertata l’efficacia della tecnologia, l’Organismo di Verifica rilascerà una Dichiarazione di Verifica, che il produttore o venditore potrà utilizzare per commercializzare la propria tecnologia.
Sono già diverse le realtà imprenditoriali che hanno scelto lo strumento ETV come strumento di certificazione. Tra queste Deref (DEmolizioni REFrattari) S.p.A., azienda italiana che opera nell’ambito nel campo delle demolizioni di forni industriali e recupero dei refrattari.
L’azienda, in particolare, ha certificato la tecnologia sviluppata nell’ambito del progetto ReStoRe (REfractory and STeel Recovery), una soluzione di Economia Circolare nel campo dei refrattari per la produzione dell’acciaio, che consiste nella trasformazione dei rifiuti refrattari esausti di basso valore in prodotti di alto valore per l’ottenimento del materiale e che è stato anche premiato dal programma di finanziamento della Commissione Europea Horizon 2020.
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Per sapere di più sui vantaggi della certificazione ETV per un’impresa, abbiamo contattato proprio Deref e abbiamo intervistato Marc Faverjon, ingegnere presso la società.
Come spiega Faverjon, l’impresa ha diverse attività nel campo dei minerali per impieghi industriali, sostanzialmente siamo associati al campo della vetreria e della siderurgia e dieci anni fa ha sviluppato un sistema di recupero dei refrattari esausti del settore siderurgico, un concetto integrato di economia circolare a chilometro zero, in quanto in passato il trattamento dei refrattari esausti veniva condotto prevalentemente da aziende e da prestatori fuori dalla cerchia oppure il materiale non veniva ulteriormente trattato.
Con questo progetto, abbiamo cercato di effettuare in loco la trasformazione dei refrattari esausti, rendendoli prodotti di alto valore da riutilizzare nel processo di produzione di acciaio. È un progetto che abbiamo chiamato ReStoRe (REfractory and STeel Recovery) ed è stato avviato in uno stabilimento che abbiamo costruito all’interno della Acciai Speciali Terni a Terni
Ma perchè Deref ha scelto proprio lo strumento ETV?
L’ETV calzava perfettamente con le nostre necessità. Il progetto è un processo di recupero, si parla di risparmio energetico, di risparmio di emissioni di CO2 grazie al riutilizzo dei refrattari esausti ottenuti dal trattamento. Questi sono tutti fattori che l’ETV ci permetteva di dimostrare
Un iter relativamente semplice che ha portato a una certificazione importante e che include dei valutatori esterni con esperienza e molto focalizzati su aspetti di misurazione, di controllo e di convalidazione dei dati.
Forse noi, come industriali, abbiamo un atteggiamento un po’ diverso, ci preoccupiamo un po’ meno di questi aspetti. Lavorare in collaborazione con loro e con la loro grande professionalità ci spinge ad avere una visione forse più precisa e ancora più accurata del processo, definendone i parametri e misurandoli in un modo molto professionale e scientifico
Ed è poi proprio questo il risultato più importante, che rende la certificazione ETV un vero valore aggiunto.
Il vantaggio principale è quello di avere una visione molto precisa, tecnica e con numeri di una tecnologia; di controllare questi numeri e di poterli diffondere a potenziali utilizzatori della tecnologia. Penso che sia proprio il cuore dell’interesse dell’utilizzo
The last but not the least, lo strumento ETV è molto versatile e il percorso di un’impresa che intende certificare le proprie tecnologie ambientali è in funzione della propria realtà e delle proprie necessità specifiche. Ma soprattutto è utile all’azienda stessa prima ancora che per poter vendere la propria tecnologia.
La cosa principale è che l’impostazione del controllo impone di vedere la propria tecnologia in un modo diverso – conclude infatti Faverjon – Il processo è utile anche per chi crede di non averne bisogno perché conosce perfettamente la propria tecnologia. Infatti, in funzione dei risultati, la verifica permette di avere una visione nuova della tecnologia e per questo farla evolvere e crescere
Per maggiori informazioni è possibile scrivere a questo indirizzo mail: lifeproetv.project@enea.it
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